Come sempre coi suoi libri, anche cin questo Calasso porta a riconsiderare anche i più semplici aspetti della vita quotidiana, e a aprire nuove prospettive e significati anche per gli atti più semplici. Grandissima cultura e capacità di scrittura fanno di Calasso un marziano calato, da non si sa dove, nel mondo contemporaneo, per di più in Italia.
L'ardore
«È un viaggio scombussolante, vertiginoso, quale pochissimi altri libri possono offrire». - Emmanuel Carrère
È difficile immaginare qualcosa di altrettanto distante dall'oggi quanto ciò che apparve più di tremila anni fa nell'India del Nord sotto il segno del Veda, quel "sapere" che dichiarava di comprendere in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai confini dell'universo. Ancor più che nel tempo, quella distanza si avverte nel modo di vivere ogni gesto, ogni parola, ogni impresa. Gli uomini vedici prestavano una attenzione adamantina alla mente che li reggeva, per loro mai disgiungibile da quell'"ardore" da cui ritenevano si fosse sviluppato il mondo. E, qualsiasi cosa accadesse, acquistava senso solo in rapporto a un invisibile traboccante di presenze divine. Fu un esperimento del pensiero così estremo che sarebbe potuto scomparire senza lasciare traccia, così come gli uomini vedici lasciarono ben poche tracce tangibili del loro passaggio attraverso "la terra dove vaga in libertà l'antilope nera". Eppure quel pensiero - groviglio composto da inni enigmatici, atti rituali, storie di dèi e folgorazioni metafisiche - ha l'indubitabile capacità di illuminare, con una luce radente e diversa da ogni altra, alcuni eventi elementari che appartengono all'esperienza di chiunque, oggi e dappertutto, a cominciare dal puro fatto di essere coscienti.
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Anno edizione:2016
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Formato:Tascabile
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MICHELE ACCETTELLA 05 maggio 2016
«Come guarire l’errore (che è sempre in agguato nel gesto impreciso, nella parola inappropriata)?» - si chiede Calasso. Una risposta pertinente sembra appartenere alla sfera pregnante del rito: attraverso la sacralità del rito, che pure ha un debito di nascita nell’ardore, sembra definirsi puntualmente lo stato di funzionamento della psiche ove collassano, fondendosi contemporaneamente, la dimensione rappresentazionale e la dimensione presentazionale. Caduta pure la dimensione della metafora, si afferra la specificità della dimensione psichica del “gesto creativo”, proprio attraverso il “ritmo del rito”, attualizzato anche nella stanza d’analisi, all’interno del processo trasformativo. Il rito allora, sembra offrire una descrizione di fondamento alla specificità del funzionamento della psiche nella trasformazione ove la conoscenza individuativa realizza la propria realtà.
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