CELESTE DEGL'INNOCENTI
29 novembre 2017
Scoppiettante, macabro e grottesco, Barthelme è uno degli scrittori di racconti che più mi affascinano. Tra le pagine si avverte inevitabilmente l'invecchiamento del testo (datato 1968), ma ciò rende quasi più godibile la lettura, tra Bob Kennedy, palloni aerostatici, una denuncia reiterata alla guerra e alla violenza, esperimenti con punteggiatura e lessico e molto altro. Se oggi Barthelme può considerarsi superato, è perché lo ritroviamo in molti scrittori del postmoderno della generazione di Foster Wallace, che forse hanno perso per strada - volutamente o non - il sentimento crudo che alle volte Barthelme imprime ai suoi brevi racconti.
