Bassure (Bassura) è uno dei romanzi più oscuri e inquietanti di Herta Müller, una scrittura che si distingue per la sua intensità emotiva e la sua capacità di rappresentare il lato oscuro dell'esistenza umana. Pubblicato per la prima volta nel 1982, il romanzo esplora temi di alienazione, oppressione e disperazione, rendendo la condizione di vita sotto il regime totalitario di Ceaușescu una vera e propria condanna esistenziale. Il romanzo è ambientato in una città anonima, dove una comunità sembra vivere in una sorta di isolamento psicologico ed emotivo. La protagonista è una donna, ma la storia si fa corale, descrivendo la condizione di molte persone intrappolate in una società che è, per certi versi, un non-luogo, un posto dove la speranza sembra essere estinta e l’individuo è ridotto a una mera ombra della propria essenza.
Bassure
Diciannove capitoli, diciannove quadri strettamente correlati. Tutto inizia con l'inquietante tensione de "L'orazione funebre", che ci fa entrare nella vita di una bambina sveva che assiste al funerale del padre. Ne "Il bagno svevo" conosciamo tutta la famiglia: il bambino più piccolo, la madre, il padre, la nonna, il nonno, che approfittano dello stesso bagno caldo, dello stesso sapone, per lavarsi, uno dopo l'altro, per poi sedersi a vedere il film del sabato. Completa il quadro "La mia famiglia", dove l'autrice approfondisce ognuno dei personaggi e traccia il loro albero genealogico. Queste tre prime scene sono il preambolo di "Bassure", il capitolo più lungo. La natura si fa protagonista, con un'infinità di elementi e personaggi che formano il quadro più colorito dell'opera, per manifestare la sofferenza, l'isolamento e l'abbandono in cui versano la sua famiglia e il villaggio svevo. Per essere ancora più chiara, la bambina racconta il lavoro del padre in "Pere marce". La ritroviamo mentre balla in "Tango soffocante" e, convertita in adolescente, balla anche ne "La finestra". Apparirà ne "L'uomo con la scatola di fiammiferi". Racconta le vacanze dei genitori al mare, parla della sua solitudine, della successione dei dittatori, degli assassini della mafia, fino a descrivere in un "Giorno feriale" la sua vita in fabbrica. Una storia di sofferenza, isolamento, abbandono. Il libro d'esordio di Herta Müller in una edizione rivista e corretta dall'autrice premio Nobel per la letteratura 2009.
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Collana:
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Anno edizione:2013
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Antonella 25 giugno 2025Sotto il regime totalitario di Ceaușescu
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Paolo 02 gennaio 2024Non consigliato
Prima lettura che ho fatto di questa scrittrice premio Nobel. Il racconto si contraddistingue da una punteggiatura serrata, ossessiva. Dialoghi, descrizioni e considerazioni quasi sempre poco comprensibili. Personalmente ho provato solo delusione e tanta perplessità per questo stravagante modo di scrivere
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RafDob 14 dicembre 2021Interessante
Un libro breve, composto da diciannove capitoli-racconti di lunghezza molto variabile, opera di esordio dell'autrice, che poi otterrà il premio Nobel per la letteratura. È ambientato in Romania tra il Banato e il Mar Nero. Racconta la vita di una donna dall'infanzia fino alla giovinezza. A parlarne spesso più che i personaggi è l'ambiente circostante. La fattoria, il paese, la parrocchia, gli animali domestici e selvatici, gli alberi, i fiori, i frutti, tutto testimonia la dura vita degli Svevi del Banato, popolo di lingua tedesca, dopo la seconda guerra mondiale. Il regime comunista rumeno non è mai citato. È evidente però come gradualmente l'autrice passi dal descrivere la sorte e la condizione della sua famiglia e del suo paese, per arrivare negli ultimi e brevi racconti ad allargare lo sguardo, quasi a evidenziare che la tristezza della vita contadina si estenda anche a località di villeggiatura come il Mar Nero o ai luoghi di lavoro. L'autrice usa magistralmente le parole, sono quasi assenti i dialoghi, ma riesce a esprimere benissimo la sofferenza della madre per l'indifferenza, i tradimenti del burbero marito. Si coglie perfettamente la rigida educazione dei bambini, oggetto sembra quasi esclusivamente di rimbrotti. La fede cattolica, oltre ad aiutare a distinguere questa minoranza tedesca dal resto della popolazione, diviene rifugio superstizioso contro le avversità della vita. Nel romanzo c'è poca gioia, la durezza della vita è presente in modo ingombrante. Dal libro però traspare quasi la voglia di resistere. È un atto di accusa verso le insensibilità familiari, le difficoltà economiche, la stoltezza della burocrazia, l'atrocità della guerra, l'omologazione richiesta dal regime.
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