L'opera prima da regista di Eastwood consiste in un thriller raffinato, che dimostra sin da subito la sua perizia nell'utilizzo del mezzo cinema in tutte le sue componenti. Il film può essere considerato un trattato psicologico sulla gelosia patologica, sullo stalking, sulla metamorfosi dell'amore in ossessione. Colpisce in particolare lo sguardo avanguardistico e autenticamente femminista di Clint nel delineare i personaggi femminili, emancipati e colmi di sfaccettature. Evelyn rappresenta la controparte patologica dell'amore, caratterizzata da manifestazioni comportamentali psicotiche, un annullamento delle volontà dell'altro che sfocia in ultima battuta nella violenza più efferata. Tobie invece rappresenta la sfaccettatura sana dell'amore, caratterizzata da riflessività e comprensione di ciò che è altro da sé. La tensione è costruita attraverso l'alternarsi di campi lunghissimi (spesso riprese aeree), di zoom e di primissimi piani, accompagnati da una fotografia prevalentemente notturna di Bruce Surtees, collaboratore di Eastwood fino allo splendido Il cavaliere pallido. Ciò che già colpisce di Brivido nella notte sono l'estremo senso della misura e il rifiuto dell'eccesso, che permettono a Clint di evitare inutili didascalismi e di arrivare alla catarsi nelle due scene in cui viene messa in scena la violenza fisica, tra cui l'ottimo finale. Un bell'esordio che ha tirato fuori uno dei più grandi cineasti americani di sempre. "You haven't got the faintest idea of what love is, we don't even know each other".
