Mi è bastato leggere il primo capitolo, per capire che il tipico libro sullo 'stato dell'arte' della storiografia italiana sulla guerra sul fronte germanico-sovietico; per riassumere, comprate altro, ha tutte le tipiche tare della pubblicistica, e sottolineo pubblicistica, non storiografia e ricerca storica, italiana tendenziosa e allusiva, soprattutto quando si denigrano i russi perché mantengono e coltivano il ricordo dell'aggressione nazista all'URSS nel 1941, che l'autrice vorrebbe spazzare via accennando, ma senza avere il coraggio di citare, a 'nuove documentazioni inedite' mai specificate. Ovvero, che l'URSS fu attaccata perché a sua volta stava preparandosi ad aggredire la germania nazista... Ovviamente non è vero, e qualsiasi testo e ricerca storica degni di tale nome, smentisce categoricamente tale pretesa. Il resto, come detto, è un florilegio di citazioni, note, rimandi alla vecchia e stantia 'pubblicistica specializzata' sull'URSS, disintegrata dalle ricerche storiche degli ultimi 30 anni, ma di cui non si ha la minima contezza nel panorama mummificato della ricerca storica italiana sul tema. E' come comprare un libro scritto negli anni '80, ricorrendo poi a fonti di una sola parte. Ad esempio, quando l'autrice dice che Mosca sovietica di dichiarava vicina al nazismo e al fascismo, ed avanza tale affermazione ricorrendo alla dichiarazione di un (anonimo) funzionario …tedesco! Idem quando pretende di attribuire a Molotov una certa frase sulla Polonia, indicando come fonte la Pravda del 1 settembre 1939 (quindi anche prima dell'intervento sovietico, e forse perfino dell'intervento tedesco, non indicando se era una edizione serale, il che fa dubitare se si sia letto tale edizione del giornale), anche qui anonima, senza indicare titolo dell'articolo e suo autore.
La campagna di Russia. 1941-1943
"Una ricerca storica e uno studio che, forse, diranno una parola definitiva sull’argomento" Mario Rigoni Stern Quando nel giugno 1941 Hitler scatenò l’"operazione Barbarossa" contro l’Unione Sovietica, avrebbe fatto volentieri a meno dell’aiuto italiano; l’Italia, aveva scritto a Mussolini, avrebbe giovato di più concentrando il suo impegno in Nordafrica. Ma Mussolini voleva esserci a tutti i costi, e fece costituire il Corpo di spedizione italiano in Russia (Csir), che a metà luglio partì per il fronte orientale. Un anno dopo, unito a nuovi corpi d’armata nell’Armir (Armata italiana in Russia), fu schierato sul Don dove l’offensiva sovietica, fra dicembre 1942 e gennaio 1943, lo annientò. Dei 230 mila italiani partiti per la Russia, 95 mila non fecero ritorno: uccisi in combattimento o morti di stenti e di freddo nelle "marce del davaj" e in prigionia.
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alessandro 04 aprile 2024basta la prima riga
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