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Anno edizione: 2013
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Se mi venisse chiesto chi è per me il quinto Beatles (che poi non ho mai capito che senso abbia cercarne un altro.) direi subito George Martin, il loro produttore; un uomo che capiva di musica e aveva una vasta conoscenza classica (i Beatles infatti non sapevano, almeno a inizio carriera, né leggere né scrivere la musica). Per molti invece il quinto fu Brian Epstein che, con questa autobiografia, spiega molte cose degli inizi carriera dei Fab4 (la prima su tutte è che lui non acquistò mai in blocco tutte le copie del loro primo singolo per farlo balzare nei primi posti in classifica). Brian nasce da una famiglia di origii ebraiche e fin da ragazzo non riuscì ad ambientarsi in nessuna scuola. Divenuto adulto, non riusciva a tenersi un lavoro per più di un anno e lavorare nella ditta di mobili della famiglia in un certo senso lo salvò. Poi un giorno, mentre gestiva un negozio di dischi della famiglia, un ragazzo entrò e gli chiese se aveva My Bonnie dei Beatles, un gruppo di Liverpool che suonava ad Amburgo. Brian non li conosceva, ma questo fu un segno del destino: già il nome, secondo Brian, conteneva qualcosa di magico e ben presto, senza avere nozioni in quel campo, ne divenne il manager, portandoli ad avere il primo contratto musicale e il successo in America, con concerti in molte parti del mondo (Parigi, Svezia, Australia ecc...). Questa autobiografia è ben scritta anche se a volte un po' noiosa perché Brian ci parla di alcuni aspetti relativi al business e quindi poco interessanti (tariffe, cme gestire le fidanzate, e i fans, raccontate in modo un po' freddo...) ma ha il pregio di avere una vista positiva sul mondo dei Beatles antecedente al loro smarcarsi dai concerti e suonare solo in studio (cosa che porterà Brian ad essere sempre più marginale). Come tutti i fans dei Beatles sanno, Brian si suicidò subito dopo l'incizione di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, lasciando un grande vuoto nei suoi assistiti.
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