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Anno edizione: 2022
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Maraini costruisce questa confessione delicata come una corrispondenza senza tempo, in cui tutto è presente e vivo.
«Caro Pier Paolo, ho in mente una bellissima fotografia di te, solitario come al solito, che cammini, no forse corri, sui dossi di Sabaudia, con il vento che ti fa svolazzare un cappotto leggero sulle gambe. Il volto serio, pensoso, gli occhi accesi. Il tuo corpo esprimeva qualcosa di risoluto e di doloroso. Eri tu, in tutta la tua terribile solitudine e profondità di pensiero. Ecco io ti immagino ora cosí, in corsa sulle dune di un cielo che non ti è piú ostile.» – Dacia Maraini
«In questo suo bellissimo “Caro Pier Paolo” Dacia Maraini lacera il velo che separa chi è vissuto e chi sopravvive nella maniera più diretta, che è quella della lettera, per essere più precisi delle lettere, forse perché nemmeno ai morti si può dire tutto in una sola volta, è necessario rinnovare le occasioni e riprendere fiato.» – Emanuele Trevi, La Lettura - Il Corriere della Sera
Pier Paolo Pasolini è un autore di culto anche per i più giovani. La sua è stata una vita fuori dagli schemi: per la forza delle sue argomentazioni, l’anticonformismo, l’omosessualità, la passione per il cinema, la sua militanza e quella morte violenta e oscura. Sono passati cento anni dalla sua nascita, e quasi cinquanta dalla sua scomparsa. Eppure è ancora vivo, nitido, tra noi, ancora capace di dividere e di appassionare. Di quel mondo perduto, degli amici che lo hanno frequentato, della società letteraria di cui ha fatto parte, c’è un’unica protagonista, che oggi ha deciso di ricordare e raccontare: Dacia Maraini.
Dacia Maraini è stata una delle amiche piú vicine a Pier Paolo. E in queste pagine la scrittrice intesse un dialogo intimo e sincero capace di prolungare e ravvivare un affetto profondo, nutrito di stima, esperienze artistiche e cinematografiche, idee e viaggi condivisi con Alberto Moravia e Maria Callas alla scoperta del mondo e in particolare dell’Africa.
Nelle lettere a Pier Paolo che definiscono l’architettura narrativa del libro hanno un ruolo centrale i sogni che si manifestano come uno spazio di confronto, dove affiorano con energia i ricordi e si uniscono alle riflessioni che la vita, il pensiero e il mistero sospeso della morte di Pasolini ispirano ancora oggi all’autrice. Lo stile intessuto di grazia e dolcezza, ma anche di quella componente razionale e ferma, caratteristica della scrittura di Dacia, fanno di questo disegno della memoria che unisce passato, presente e futuro non solo l’opera piú significativa, ma l’unica voce possibile per capire oggi chi è stato davvero un uomo che ha fatto la storia della cultura del Novecento.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Mi piace terminare con questa immagine felice il nostro breve incontro tra i sogni di tante notti che hanno seguito la tua morte. Addio, Pier Paolo, e che la morte ti sia più benigna della vita. Con affetto, Dacia." Un epistolario appassionato che fa emergere un Pasolini inedito, descritto dalle parole di una cara amica. C'è la gioia, ci sono i ricordi, e il dolore pieno di dubbi per gli eventi del 2 novembre 1975, il tutto narrato dalla scrittura magistrale di Dacia Maraini. Una lettura consigliata.
La cornice onirica dell' amarcord da suggestiva diviene artificiosa dopo i tre quarti del libro, tanto da incorniciare qua e là le uniche perle di verità offerte dalle parole stesse di Pasolini, resistenti con una potenza propria e universale a qualsiasi operazione sia pure amichevole di incastonarle in un ricordo personale. La sua omosessualità e l'affetto per la madre vengono indagati con una psicoanalisi spiccia e fastidiosa, artificiosa nella retorica letteraria un po' obsoleta che scomoda i soliti miti greci... Molto di più dice la granitica cinematografia di una madre amata con affetto evangelico da parte di un uomo il cui percorso interiore aveva raggiunto vette spirituali magari insospettabili e dallo stesso rinnegate nella contingenza della sua fisicità, ma innegabili, e che andavano ben oltre l' immagine un po' pittoresca e suggestiva che il libro restituisce in una Bohème anni '70. Sincero, tuttavia , si evince il dolore per la perdita, che il lettore empaticamente non può che condividere , amando ancora di più questo grande Poeta e considerando privilegiata la condizione di chi ha condiviso con lui quotidianità, vita professionale, sogni e fragilità.
Emozionante, chissà se un amico o un’amica, in un futuro lontano, mi ricorderà in questo modo, ovvero presente. Le lettere che l’autrice scrive a Pier Paolo non sono memorie del passato, parla sempre al presente facendo scoprire un Pasolini dall’anima gentile, mite, poetica ed allo stesso tempo soffocato dal senso di colpa. L’autrice ricorda che l’amore sconfinato che Pasolini nutre per la madre ha fatto sì che l’unione con le donne non sarebbe stato altro che una violazione della propria madre, solo in età matura azzarda l’ipotesi che fu proprio il padre amatissimo nei primi anni della sua infanzia a segnare le sue scelte sessuali. Figure femminili come Elsa Morante, Silvana Mauri Ottieri, Laura Betti, Maria Callas saranno molto importanti per Pasolini ma non da essere annoverate nella sua sfera amorosa. La scrittrice parla dei viaggi compiuti insieme a Pier Paolo e Moravia, in Africa, India, Yemen, paesi in cui Pasolini ritrovava una natura intatta e un popolo non ancora corrotto dal consumismo e dal capitalismo. Grazie a Dacia Maraini che mi ha fatto conoscere, apprezzare ed amare ancora di più Pier Paolo Pasolini.
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