Acquistai questo libro qualche annetto fa, spinta sia dal mio interesse sull'argomento e invogliata anche dal particolare che l'autrice principale, Temple Grandin, è essa stessa una persona autistica ad alto funzionamento. Forse dati e notizie sono un po' datate, sta di fatto che il libro aiuta chi è a digiuno sull'argomento a orientarsi nella galassia dello spettro autistico e porta avanti delle considerazioni molto interessanti (quando la finiremo con l'approccio "cosa non va" e passeremo al più equo "in cosa questa persona è più in gamba rispetto agli altri?"). Ritengo che sia una lettura adatta a tutti, ma soprattutto a chi potrebbe trovarsi più facilmente a dover interagire con coloro che hanno questa caratteristica (personale scolastico in primis).
Il cervello autistico
Nel 1947, quando è nata Temple Grandin, l'autismo era stato appena battezzato e descritto da due psichiatri, che lo leggevano da prospettive pressoché opposte: Leo Kanner sembrava considerarlo un'irreparabile tragedia, mentre Hans Asperger era convinto che potesse essere compensato da qualche aspetto positivo, ad esempio una particolare originalità del pensiero e dell'esperienza, che con il tempo avrebbe magari condotto a conquiste eccezionali. Oggi, a distanza di settant'anni, il disturbo dello spettro autistico è più diffuso che mai, e viene diagnosticato a un bambino su ottantotto. Nel frattempo, tuttavia, gli studi si sono spostati dalla mente autistica al cervello autistico, dai reami della psicologia – che in passato colpevolizzava le «madri frigorifero» per carenza d'affettività – a quelli della neurologia e della genetica. Intessendo la sua esperienza personale con l'illustrazione delle ultime ricerche sulle cause e i trattamenti del disturbo, Temple Grandin, coadiuvata da Richard Panek, ci introduce agli avanzamenti del neuroimaging a risonanza magnetica e agli effetti trasformativi indotti dal nuovo approccio terapeutico mirato ai singoli sintomi che sta sostituendo le diagnosi «a taglia unica» di un tempo. Ma soprattutto ci aiuta a percepire l'autismo come modalità esistenziale alternativa, con peculiarità sociali e percettive che sono semplicemente diverse da quelle dei neurotipici e che, adeguatamente trattate e valorizzate, possono condurre a una vita del tutto coerente, e persino straordinaria. "Il cervello autistico" è non solo un aggiornatissimo resoconto di progressive acquisizioni cliniche, ma anche un viaggio all'interno di dinamiche ideative sorprendenti, come il particolare tipo di visualizzazione che consentì a van Gogh di rappresentare nella "Notte stellata" un «flusso turbolento» – quarant'anni prima che i fisici ne definissero la formula.
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SaraOfAvalon 01 maggio 2022Forse non aggiornatissimo
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