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Anno edizione: 2024
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A dodici anni Maria deve lasciare la scuola per andare a fare la domestica in città. Il suo destino è segnato, ma lei non ha nessuna intenzione di accettarlo.
Tra il 1943 ed il 1945 molte giovani donne hanno partecipato alla guerra di Liberazione dal nazifascismo, sia nel ruolo di staffette, di portaordini, di collaboratrici, sia in quello di partigiane combattenti. Il bel libro di Vichi De Marchi, Chiamami Giulietta, edizioni Feltrinelli, racconta, con semplicità e chiarezza, a un pubblico di ragazze e ragazzi di scuola secondaria inferiore, il contesto in cui questo avvenne, attraverso la vicenda di una di queste ragazze, immaginaria ma ispirata alla figura reale della partigiana, scrittrice e giornalista Tina Merlin. Molto nota perché, corrispondente da Belluno per l’Unità, diede voce ai timori degli abitanti di Erto e di Casso sulla costruzione della diga del Vajont, anticipando la catastrofe che sarebbe avvenuta a pochi anni dalla messa in funzione dell’impianto. La giovane protagonista di Chiamami Giulietta, Maria, undicenne figlia di contadini, ha il desiderio di continuare a studiare e le capacità per farlo ma la sua famiglia ha per lei piani diversi, non per mancanza d’amore nei confronti della figlia quanto piuttosto dettati dalla necessità causata dalla durezza della vita quotidiana. E così, per permettere una vita migliore ai fratellini minori, Maria si rassegna ad andare a servizio presso una famiglia di una grande città lontanissima da casa. Sarà un viaggio di emancipazione? Di solito non è di essere emancipata quello che si chiede ad una serva. La vicenda raccontata in Chiamami Giulietta, evoca il ricordo di un’Italia antica, povera, contadina, in cui era normale mandare a servizio in casa di signori le figlie appena ragazzine, affinché col loro magro stipendio contribuissero alle spese di casa e, magari, potessero comprarsi un lenzuolo per il corredo. Una vicenda minore, con protagonisti normali, lontani dal lustro che hanno gli eroi, in un’ambientazione contadina, quasi montana, collocata in uno spazio, la provincia di Belluno, ed in un tempo, tra gli anni 30 del Novecento e la Seconda guerra mondiale, che ci sembra ormai lontano. Ma alcune di queste domestiche bambine sono le nostre nonne, e anche sulle spalle e sul sacrificio di lavoratrici come loro si è costruita la nostra indipendenza di donne. Chiamami Giulietta piacerà a quei ragazzi e a quelle ragazze appassionate di storia che desiderino conoscere il contesto della gran parte d’Italia - chi scrive è del sud, e anche se il romanzo è ambientato nell’estremo nord, non ho visto molte differenze col racconto delle persone anziane delle mie parti, la miseria è miseria più o meno allo stesso modo dappertutto - negli anni appena antecedenti alla Seconda Guerra Mondiale e dunque precedenti alla ricostruzione ed al boom economico dell’Italia industriale degli anni Sessanta, per mantenere il ricordo della storia sottotraccia, quella minimale, quella storia che siamo noi, nessuno si senta escluso.
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