Città che ride - Temim Fruchter - copertina
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Città che ride
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Descrizione


Tra le donne della famiglia di Shiva Margolin si nasconde un segreto che freme per essere portato alla luce. È il segreto di un’antica leggenda; di un villaggio polacco, Ropshitz, che ha perso la risata; di un messaggero divino dagli occhi verdi che viaggia attraverso i secoli. Tutte le antenate di Shiva lo hanno incontrato e hanno ricevuto il dono di un amore assoluto, che trascende il genere, lo spazio e il tempo. Quando Shiva, giovane newyorkese, ricostruirà il passato della sua famiglia, seguendo le tracce di un misterioso spirito, il dibbuk, svelerà ciò che troppo a lungo è rimasto nascosto. Ritroverà così le lettere della bisnonna Mira, a cui venne impedito per sempre di ridere, le foto di sua nonna Syl, che parlava la lingua degli uccelli, e l’abbraccio di sua madre Hannah, dedita a celebrare più la morte che la vita. È grazie a questo cortocircuito familiare che a Ropshitz risuoneranno di nuovo risate perdute, che il messaggero farà ritorno in forme sempre più cangianti, e che Shiva infine guarderà negli occhi il proprio destino. "Città che ride", esordio di Temim Fruchter, fonde folklore yiddish, mondo queer e spiritualità in un’alchimia letteraria in grado di sprigionare il potere più grande e pericoloso di tutti: quello di una donna, finalmente libera, che ride – o forse grida – da sola nel bosco.

Dettagli

400 p., Brossura
City of laughter
9791281656048

Valutazioni e recensioni

  • elisa

    Il libro mi è piaciuto sin dalle prime pagine, non riuscivo a metterlo giù, ero incollate alle pagine e alla scrittura magnetica dell’autrice. Questo libro mi aveva incuriosita per le tematiche di cui parla, sopratutto per il folklore ebraico, che mi è piaciuto davvero tanto. Il libro tratta altre tematiche molto importanti come i problemi familiari, la morte di una persona cara, inoltre la protagonista di scopre queer da adulta e vediamo anche come affronta tutto questo in relazione agli altri. Penso che uno dei temi principali di questo libro, che ci accompagna per tutta la lettura è la scoperta e la ricerca di sé stessi. Durante la lettura ho provato una frattura a un certo punto, si passa da una prima parte in cui Schiva è alla ricerca di se stessa, non sa cosa fare delle sua vita, suo padre e appena morto e non ha un buono rapporto con sua madre, che non le racconta nulla della nonna o della bisnonna di cui Schiva vuole sapere a tutti i costi, aggiungiamoci pure la rottura con la fidanzata e avremo un mix esplosivo di emozioni. Nella seconda parte, Schiva parte alla ricerca delle sue origini, il rapporto con la madre si rafforza e vediamo ora il punto di vista della madre Hannah, conosciamo un po’ di più la nonna Syl e parte importante possiamo leggere le parole della bisnonna Mila, la donna da cui parte tutta la parte riguardante il folklore. Come in tutti i libri che hanno quel sentore di mistico, non si ha una vera e propria fine, non si scopre mai davvero tutto. Quello che è certo è che questo libri di lascia indubbiamente qualcosa, che cosa sia però sarà diverso per ogni uno

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