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Dal fortunatissimo ciclo di romanzi di Maurizio de Giovanni, tradotti in tutto il mondo, le indagini del commissario Ricciardi, una delle più innovative figure di detective del poliziesco italiano.
Una potente contaminazione di generi - poliziesco, mistery e sovrannaturale - per un racconto coinvolgente che, sullo sfondo di una Napoli in chiaroscuro, indaga sul senso ultimo della vita e del dolore.
Napoli, 1932. Luigi Alfredo Ricciardi è commissario della Mobile. Catturare gli assassini è la vocazione e l’ossessione di Ricciardi, che si porta dentro un terribile segreto: vede il fantasma delle persone morte in modo violento. Per questo Ricciardi si dedica in modo totalizzante al suo lavoro, gli manca la maggior parte degli strumenti usati oggi per risolvere i delitti, ma è dotato di straordinarie doti intuitive, di un’ossessiva tenacia ed è come guidato dalle ultime parole delle vittime, che sembrano sollecitarlo a cercare giustizia. La sua aura di mistero allontana i suoi colleghi ma la sua solitudine verrà scalfita dall’incontro con due donne, diverse ma ugualmente affascinanti.A differenza di Mina Settembre, queti 6 episodi sono molto più accurati (anche se hanno saltato un romanzo a tema natalizio che secondo me verrà recuperata nella seconda stagione) e fedeli al romanzo: Enrica è proprio lei, Maione pure e anche Garzo. Le pecche a mio avviso sono due: Guanciale che non ha l'espressività triste del vero Ricciardi (Guanciale mi da sempre l'impressione di un uomo allegro, la classica faccia da schiaffi). Per quel ruolo avrei visto volentieri qualcun'altro. Poi il dottor Modo: troppo giovane e meno farfallone (Modo è un assiduo frequentatore di case chiuse e nella serie tv è stato molto edulcorato come personaggio). Quindi, se non fosse per Guanciale, la serie sarebbe promossa apieni voti. Purtroppo lo vedo molto più adatto a ruoli come L'Allieva, che mi da l'impressione di esprimere il suo vero modo di essere (inoltre aveva già interpretato un commissario ne La Porta Rossa, quindi è andato a ripetersi).
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