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Anno edizione: 1978
Anno edizione: 2015
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Una pausa di due settimane nella vita di un intellettuale che aspira alla saggezza lo spinge – attraverso piccoli fatti in apparenza irrilevanti – a dubitare con buone ragioni di sé: e quell’intellettuale è Hesse stesso, che ironizza stupendamente sulla propria persona. Questo conflitto silenzioso, involontariamente comico ma non perciò meno duro, si svolge entro la cornice antiquata di una stazione termale: su tale pretesto, Hesse ha costruito una delle sue più perfette parabole, La cura (1925), che segue di poco a Siddharta (1922) e in certo modo ne è «l’altra parte». Come lì si assisteva a un itinerario verso l’illuminazione, qui si ‘smonta’ un illuminato occidentale troppo sicuro di sé, che viene messo in crisi da piccoli incidenti quotidiani – e da ciò è condotto a rivedere certe sue convinzioni troppo tranquille. Ma il punto di arrivo è lo stesso: in quella «psicologia dell’occhio cosmico» che è il grande dono di Hesse e davanti alla quale «non c’è più nulla di piccolo, di sciocco, di brutto, di malvagio, ma tutto è santo e venerabile».
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Anche se sensato e coerente con l'idea del romanzo ho trovato la scrittura noiosa, quindi mi è stato difficile finire il libro. Ho apprezzato di più i capitoli finali.
Ho letto questo libro dopo aver letto Siddharta, sempre di Herman Hesse, e sinceramente all’inizio l’ho trovato noioso, infatti ci ho messo tempo per concluderlo perché proprio non mi andava, ma l’epilogo mi ha colpito profondamente, facendomi ricredere sull’opinione finale di questo libro. Probabilmente necessita di una seconda lettura.
"La cura" di Hermann Hesse ci mostra il suo autore in una veste nuova, una veste autobiografica ed ironica. Libro che precede di poco "Siddhartha", ci porta a Baden, in un soggiorno termale, per la cura della sciatica. Hesse mostra il suo lato umano, un uomo come tutti, con le sue debolezze e le sue antipatie. Scopre che a causa dei suoi acciacchi si lascia prendere dalla malattia, si autocommisera, perdendo quasi di vista la sua ricerca costante del Tutto e dell'unita'. Domando invece la malattia lo scrittore ritrova quello pace e Bellezza persa. Un libricino piacevole e consigliato a coloro che amano questo straordinario premio Nobel.
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