Dagli Appennini al Tirreno. Poesia in forma di racconto tra Piombino e le Marche
Due voci per un dialogo serrato e sereno, senza infingimenti. Piombino, città di mare, gabbiani, cielo, orizzonti e… acciaio, cantata da Lupi: E le ciminiere in lontananza/ricordano antiche file d’operai,/vita scandita, abitudini, turni/ di lavoro, rimpianti lontani,/ letti disfatti, giorni e sussidi,/ pensieri sconfitti, traditi,/ verso la deriva del domani./ La nostra periferia di mare,/ piccole case lungo il fiume,/ la centrale, sterpi e boscaglia,/ tamerici e orti, capannoni distrutti,/ steppa pietrosa, putrida discarica,/ tra tuguri e spiagge disperate. In questo splendido immaginifico duetto risponde Strinati con il suo hic et nunc marchigiano, fra arcaismo ed “ermetismo”, fra ardite metafore e dolcezza da paesaggio rinascimentale. Stilemi ribaditi nel Maggio esanatogliese: Nel varco esteso,/ nel prato rasoterra,/ immersi nel destino di maggio/ sopra il petalo dell’illusione;/ gli attimi che sfumano/ tra sguardi miscelati,/ e giungono a noi i colori/ nel momento accorto,/ che sanno d’olfatto/ dopo effimera pioggia.
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Anno edizione:2022
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