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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2013
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Benché l’argomento sia la filosofia d'Epicuro (il titolo traduce alla lettera l’opera più importante del filosofo, Περὶ ϕύσεως), si tratta di un poema in esametri scritto dal poeta latino Lucrezio che divulga, in lingua latina, il pensiero del filosofo greco. La penetrazione dell’epicureismo a Roma era stata da sempre ostacolata dalla classe dirigente romana in quanto la dottrina conteneva elementi ritenuti potenzialmente pericolosi per la res publica e il mos maiorum: da un lato, predicava la ricerca del piacere e della tranquillità, distogliendo i cittadini dall’impegno politico e militare, dall’altro negava l’intervento degli dei negli affari umani, corrodendo la religione ufficiale che la classe dirigente romana usava come strumento di potere. Il De rerum natura si articola in 6 libri divisi in tre gruppi, che illustrano i fenomeni della natura dalle dimensioni più piccole passando progressivamente a quelle maggiori: si parte dagli atomi (libri I-II) per arrivare al mondo umano (III-IV) e infine ai fenomeni cosmici (V-VI). L’opera probabilmente non ha ricevuto un’ultima revisione da parte dell’autore, come dimostrano alcune ripetizioni di versi e qualche incongruenza, e probabilmente, manca anche il suo finale (che, come annunciato da Lucrezio stesso nel V libro, avrebbe dovuto essere la descrizione delle sedi beate degli dei). Invece, il poema si conclude con il terrificante quadro della peste di Atene nel 430 a.C., già narrata dallo storico Tucidide, con la quale l’opera si chiude bruscamente. Il poema ha una rigorosa struttura argomentativa: trai i procedimenti dimostrativi Lucrezio non trascura l’uso del sillogismo, strumento principe dell’argomentazione filosofica, ma anche la dimostrazione per assurdo della falsità di tesi o possibili obiezioni. Utilizza spesso la figura retorica dell’analogia, grazie alla quale tenta di ricondurre al noto ciò che è troppo lontano o piccolo per essere osservato direttamente, come i fenomeni astronomici o la teoria atomica.
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