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Il 20 aprile 2010 sulla piattaforma trivellatrice semisommergibile Deepwater Horizon, situata al largo della costa della Lousiana, 126 lavoratori si sono trovati immersi nel peggior scenario possibile: una devastante esplosione, che ha causato un inferno di fuoco, undici vittime e uno sversamento di greggio nell'oceano riconosciuto come il più grave disastro ambientale della storia. Mentre le televisioni di tutto il mondo si sono concentrate per mesi sulla portata del danno all'ecosistema, il film di Peter Berg torna sulla piattaforma nel Golfo del Messico per raccontare la giornata degli uomini e dell'unica donna sulla Deepwater, la lotta strenua per la sopravvivenza e gli atti di estremo coraggio che si sono verificati in quell'occasione. Il risultato è un disaster movie avvincente e intelligente, che ha saputo indovinare la giusta dimensione, un equilibrio riuscito tra dramma umano e componente spettacolare. Oggettivando il pericolo sempre in agguato su questo genere di impianti in una serie di piccoli contrattempi che si rivestono così, automaticamente, della suspence del presentimento, e presentando la forza d'animo dei personaggi che lavorano sulla piattaforma come una verosimile qualità di partenza, quasi una dote, che si portano dietro per necessità oltre che per virtù, Berg prepara con cura il terreno per l'esplodere dell'imprevisto come una catastrofe annunciata ma anche come un campo di guerra, dove regna il cameratismo e un senso di condivisione della sorte. Un buon disaster movie che poggia su basi tragicamente reali, che non sbandiera istanze generiche né gronda retorica. E anche un film sulla responsabilità e le sue due facce: quella penale, di chi ha preso rischiose scorciatoie in nome del profitto, e quella morale, di chi, invece, non si è affrettato ad abbandonare gli altri alla comoda speranza di un colpo di fortuna.
se di spettacolo si puo' parlare descrivendo uno dei piu' gravi disastri ecologici della storia. Grande cast, eccellenti scene d'azione, a volte molto amerikane, tra bandiere sventolanti sulle fiamme, eroi "per caso" e preghiere sul ponte. Quello che manca e' un po' "l'anima" del film, con dei personaggi abbastanza piatti e stereotipati e, soprattutto, manca qualche ulteriore spiegazione di sul prima e dopo per lo spettatore comune. Ci si trova immersi nel gergo tecnico dei trivellatori senza chiarire ai profani come funziona quel mondo, di uomini e donne rudi che si barcamenano tra scadenze e tra appalti e subappalti. Il film poi si esaurisce nel salvataggio dei superstiti, praticamente sorvolando su cosa l'evento abbia realmente significato per l'ambiente e l'economia della zona, in termini di bonifica e recupero delle aree disastrate dalla marea nera. Magari ci faranno una seconda puntata.
Recensioni
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