Libro che esordisce trattando di (cito testualmente): "aspetto psicopompico, cioè il potere di traghettare un individuo da una parte all'altra della Grande Soglia" di "misteri eleusini, orfici e dionisiaci" e di "viaggio ctonio nell'underworld", si sofferma poi brevemente sulla figura di Pitagora che, secondo l'autrice, "impiegò un tipo di storytelling sciamanico per insistere sull'idea della metempsicosi". Nella seconda parte del libro vengono spiegate le nove tappe del rituale del "digiuno immaginale" basato sul percorso definito di "cucina immaginale" secondo cui "quello che mangiamo in questa vita ci prepara alla prossima nella quale avremo un corpo eterico", specificando che la "dieta immaginale non é macrobiotica e non é mediterranea", ma consiste in una serie di alimenti (il kuzu, la batata, la clorella, l'alga klamath, il tè kukicha, la minestra tahina, il gomasio, lo zest di limone, la bevanda ciceone) la cui non facile reperibilità , almeno qui in Italia, rende il digiuno reale più che immaginale. L'ultima parte del libro é dedicata alle ricette da realizzare utilizzando come ingredienti i suddetti alimenti immaginali. Se il proposito dell'autrice era quello indicato sul retro del libro, ovvero di far entrare il lettore "in contatto con l'aspetto invisibile del cibo per nutrire anche l'anima e sentirti veramente sazio", posso affermare che nel mio caso, pur di non ingerire questi cibi immaginali preferisco digiunare per davvero, anche perchè la descrizione di questi appetitosi ingredienti immaginali ha avuto su di me l'effetto di farmi passare del tutto la fame, al punto che, sentendomi veramente sazia senza neanche aver mangiato, devo dedurre che ho un'anima ben nutrita.
