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Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone
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Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone - Corrado Augias - copertina
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disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone

Descrizione


Nell'ultimo secolo di storia, dal fascismo a oggi, l'Italia ha vissuto prima il Ventennio di Mussolini e poi il quasi-ventennio berlusconiano, scegliendo di farsi governare da uomini con una evidente, e dichiarata, vocazione autoritaria. Perché? Una risposta possibile è che siamo un popolo incline all'arbitrio, ma nemico della libertà: come mostra Corrado Augias in questa indagine colta e curiosa su una pericolosa debolezza del nostro carattere nazionale, con la libertà vera, faticosa, fatta di coscienza e impegno sembriamo trovarci a disagio, pronti a spogliarcene in favore di un qualunque Uomo della Provvidenza. E mentre il degrado della vita politica assume toni sempre più drammatici, Augias lancia un appello a ritrovare lealtà, orgoglio nazionale e consapevolezza di un destino comune. Perché la libertà, intesa come il rispetto e la cura dei diritti di tutti, non è un'utopia da sognare ma un traguardo verso cui tendere.
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Dettagli

2014
Tascabile
3 gennaio 2014
168 p., Brossura
9788817071185

Valutazioni e recensioni

utente_2147
Recensioni: 5/5

Corrado Augias parte dal valore del principio di Libertà per dispiegare un'analisi a tutto campo sul "carattere" degli italiani. Analisi che affonda fin dalle riflessioni di Dante, Guicciardini e Machiavelli sull'egoismo nostrano più attento al proprio "particulare" che ad una più ampia visione di solidarietà sociale e di unità del paese, complice anche il potere temporale della Chiesa. Si arriva così ai nostri tempi con il prevalere del "familismo amorale" e della corruzione della classe politica, ma non solo, che vede il suo acme in Silvio Barlusconi.

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Recensioni: 4/5

È una sorta di analisi sociologica, uno sguardo dall'alto, dal di fuori, qualcosa che serve per migliorarsi. La rivalutazione del moralismo è naturale, anni di bombardamento mediato hanno finito per farci credere che l'onestà sia sinonimo di poca scaltrezza o innocenza. È necessario riappropriarsi dei vecchi insegnamenti, quelli che predicavano il rispetto per gli anziani, non uccidere, non rubare, rispetta il prossimo. Non sono insegnamenti scaduti, sono regole di convivenza utili per vivere meglio. L'italiano ricerca la libertà come un capriccio, oppure, per dirlo alla Caparezza, "parlate di libertà come si parla di una notte brava dentro i lupanari". Non è quella di libertà che crea disagio, ma quella responsabile, spesso sconosciuta.

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MARCO LOMBARDI
Recensioni: 0/5

Nel volgere di pochi mesi, due "colonne" del giornalismo divulgativo italiano, ovvero Piero Angela ("A cosa serve la politica?" - Mondadori) e, con questo libro, Corrado Augias si sono occupati della difficile situazione economica, sociale e culturale in cui si è arenato in nostro Paese. Pur partendo da approcci diversi (filosofico quello di Augias e molto "razionale" quelle di Angela), i due autori giungono alla stessa conclusione: l'"italiano medio" è rassegnato a vivere in un Paese che tale non è, dove meritocrazia, rispetto delle Istituzioni, lealtà, efficienza, ecc.. sono solo belle parole sbandierate da tanti con falsa convinzione. Il cittadino accetta tutto ciò, chiedendo in cambio un po' di quella "libertà distruttiva" tanto ambita dalla classe dirigente: poter evadere le tasse senza correre troppi rischi, poter sanare una casetta abusiva, insomma poter abusare della cosa pubblica anziché costruirla e valorizzarla insieme agli altri. Purtroppo non è solo storia recente: fa effetto leggere in questo libro di Augias citazioni di Calvino, Leopardi, Machiavelli o Dante Alighieri (!!) che suonano così attuali. Le digressioni storiche dell'autore sono sempre pregevoli e non mancano gli ormai consueti attacchi al Vaticano, le cui ingerenze nella vita civile, ieri come oggi, sono annoverate come una delle cause del malessere sociale italiano. Augias cade un po' nel banale quando, nel criticare a buon diritto la pessima concezione del potere nella visione berlusconiana, attacca l'ex Presidente del Consiglio accusandolo di aver causato con i propri palinsesti televisivi, il decadimento culturale del nostro Paese; dimentica l'autore che, in realtà, le tv commerciali non hanno fatto altro che traslare in Italia "modelli" (le soap opera negli anni '80 o i realty show in tempi più recenti) che già imperversavano anche in Paesi non affetti dai nostri "decadimenti": viene da pensare, quindi, che le cause vadano cercate altrove. Una lettura nel complesso pregevole.

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Corrado Augias

1935, Roma

Giornalista, scrittore e conduttore televisivo. Dopo diverse esperienze giornalistiche come inviato per «L’Espresso», «Panorama» e «la Repubblica», approdò alla televisione e insieme al direttore di Raitre, Angelo Guglielmi, partecipò alla nascita della cosiddetta “TV-verità”, che cercava di istituire un rapporto il più diretto possibile con la realtà. Nacquero così Telefono giallo (1987-1993), una serie di inchieste a metà tra documentario e fiction su episodi della cronaca nera italiana – seguite da dibattiti in studio con testimoni o esperti che rispondevano alle domande dei telespettatori – e il programma di divulgazione culturale Babele (1990-1993), sorta di salotto letterario...

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