Disquisizioni su passi scelti della Santa Scrittura - Ortensio Lando - copertina
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Letteratura: Italia
Disquisizioni su passi scelti della Santa Scrittura
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Descrizione


Nato a Milano, vissuto nella prima metà del Cinquecento, Ortensio Lando fu frate agostiniano e umanista di fama. Frequentò molte corti italiane prima di stabilirsi a Venezia, dove collaborò con diversi editori come curatore di testi. Il suo lavoro più famoso è la traduzione dell'“Utopia” di Tommaso Moro. Tra le sue opere, un volume di “Paradossi, cioè sententie fuori del comun parere” (1544). Le sue idee di tendenza protestante sono già state studiate da Carlo Ginzburg e da Adriano Prosperi, oltre che dalla stessa Seidel Menchi, ma il testo che qui la studiosa presenta, conservato in un manoscritto unico presso la Biblioteca Comunale di Trento, è inedito. È un prezioso documento di proselitismo eterodosso, per quanto l'autore si dimostri cauto. Il suo commento ai passi della Scrittura viene proposto nella forma di una sequenza di dubbi. In questo modo mette in discussione alcune certezze dell'ortodossia senza affermare del tutto le tesi protestanti. Dalla verginità di Maria alla teoria della predestinazione, dal battesimo degli infanti alla salvezza per meriti o per la misericordia di Dio, tutti i temi più scottanti vengono toccati e discussi. Lando pensava che alcune acquisizioni della teologia protestante, in questo modo, potessero circolare liberamente anche in aree di confessione cattolica, ma si sbagliava. Le “Disquisizioni” non vennero mai pubblicate e nel 1555 tutte le sue opere entrarono nell'Indice dei libri proibiti.

Dettagli

3 settembre 2024
224 p., Rilegato
9788806261573

Conosci l'autore

Foto di Ortensio Lando

Ortensio Lando

(Milano 1512 ca - Venezia 1555 ca) scrittore italiano. Tradusse l’Utopia di T. Moro, cui s’ispirò per un Commentario delle più notabili et mostruose cose d’Italia (1548), che firmò Anonymo di Utopia. Un moralismo eterodosso d’ascendenza erasmiana caratterizza la sua attività di poligrafo, testimoniata da scritti estrosi e satirici in latino e in volgare, come i dialoghi Cicero relegatus et Cicero revocatus (1534), i famosi Paradossi (1543), che coniugano ironicamente assurdo e consenquenzialità logica, e i Sermoni funebri de varii autori nella morte de diversi animali (1548). Nel suo inquieto intellettualismo, comune ad altri poligrafi del tempo (Franco, Doni), L. esprime motivi di insoddisfazione non strettamente culturale. Il suo bizzarro criticismo maschera spesso un’esigenza di rinnovamento...

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