Il mondo dei libri non smette mai di regalarci sorprese, curiosità, aneddoti e qui se ne trova un vasto assortimento organizzato in un ordine alfabetico piuttosto singolare. L'autore con occhio indagatore (e divertito) espone il catalogo di bibliopatologie che includono episodi che vanno dalla quasi-normalità alla psicosi concretizzantrsi in bibliocopule e ingestione di testi (mi ha fatto ripensare all'animal bibliophagum di Morselli). Alcuni capitoli sono brevi riflessioni, mentre altri sono storicamente contestualizzati (come in "Merluzzi" dedicato alla "Vox piscis") e disaminati. Un non-libro che ci porta nei meandri della bibliofilia, un meta-testo che fa sorgere nel lettore il dubbio di essere anch'egli affetto da uno dei mali di cui legge, per poi volontariamente tranquillizzarsi e pensare "Io non sono così esagerato!".
Dizionario del bibliomane
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«Questo libro - avverte l'autore - racconta una nutrita serie di fatti inerenti all'amore per i libri, e tutti comprovano che si tratta di un mondo zeppo di ossessioni, frenesie, capricci e irragionevoli stramberie». Chi entra in queste pagine sprofonda subito nel lazzaretto dei morbi librari, tra le monomanie, le fobie, l'avidità e gli smodati vaneggiamenti che affliggono gli accumulatori di libri (siano essi collezionisti, cacciatori, predatori, semplici compratori, bibliofili, bibliomani, bibliofagi...); una moltitudine di figure crocifisse al proprio delirio: il libro inteso come oggetto materiale, come merce e come idea, mezzo o strumento. Tutto nasce da un'assurdità insita nella formazione stessa di una biblioteca: «Che senso ha affastellare libri, che costituiscono un pesante problema di conservazione e pulizia? Che senso ha se ognuno di quei libri verrà toccato sì e no ogni quindici anni?». Da questo ramo guasto germinano i frutti: i mille tipi di insania, le tante storie di persone reali, gli episodi stravaganti e spesso al limite dell'incredibile che queste pagine svelano. Dominati da una ironia affilata e non feroce, i brevi ritratti di Antonio Castronuovo bersagliano anche chi di libri vive: i librai, gli editori, gli scrittori. E svelano infine il paradosso di fondo: le fonti su cui s'incardina questo catalogo di morbosità sono a loro volta libri accumulati, alcuni rari, altri bizzarri, spesso del tutto superflui. E così, la figura del «biblio-patologo» che l'autore dichiara di voler fondare - e in cui furtivamente s'incarna - serve a diagnosticare il morbo da cui egli stesso è affetto: quello incurabile della bibliofilia.
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Anno edizione:2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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LuigiAmendola 24 maggio 2023Manie librarie
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gigateo 08 marzo 2022Mai più senza!
Divertente dizionario delle patologie che affliggono gli amanti o, meglio, i malati di libri tra i quali o il (dis)piacere di annoverarmi. Il volume si compone di brevi capitoletti che ripercorrono le vere o presunte malattie che riguardano tutti gli aspetti del rapporto tra persone e libri. Abbondante utilizzo di citazioni letterarie e fantascientifiche, nel solco del grande maestro e del, probabilmente, maggiore intellettuale italiano dell'ultimo secolo: Umberto Eco, il quale ha sicuramente ispirato l'autore di questo interessante libro. Può essere divertente anche compilare la lista delle manie possedute in una sorta di collezione, ce l'ho, mi manca, ecc. Alla fine non ho capito se sono più bibliomane o bibliofilo o entrambe, vabbè continuo a leggere e a comprare libri.
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LakesMeadow 25 febbraio 2022
"Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro." Niccolò Machiavelli, lettera a Francesco Vettori, 10 dic 1513
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