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Buon libro anche se inferiore alle attese considerate le molteplici celebrazioni
A Torino, nei primi anni '70 del Novecento, un architetto disoccupato e abile più a muoversi nel sottobosco criminale che a elaborare progetti, viene trovato assassinato nel suo studio, ucciso da un curioso corpo contundente. E' l'inizio di una intricata indagine che porterà il commissario Santamaria e i suoi colleghi della squadra mobile a muoversi negli ambienti della borghesia torinese, tra intellettuali omossessuali, giovani mogli insoddisfatte e ricch e petulanti anziane. "Un classico è un libro che non ha ancora finito di dire quel che ha da dire" diceva Calvino, e questa frase ben si può riferire a questa felice opera di Fruttero e Lucentini, una delle loro più celebri e meglio riuscite. Il dipanarsi dell'indagine infatti diventa ben presto un'occasione per un acuto studio, tra il sociologico e lo psicologico, della Torino degli anni settanta, stretta tra la spinta di una forte immigrazione meridionale e il perbenismo ipocrita delle famiglie alto borghesi. L'ironia con cui i due autori descrivono questa realtà è bonaria e leggera solo in superficie, e permette loro di portare per mano il lettore, fino alla fine, senza mai scadere nella facile retorica. E anche oggi che quella città non esiste quasi più, "La donna della domenica" rimane come una testimonianza raffinata di un'epoca ben precisa , e di come la letteratura gialla possa essere usata per dire tanto con un linguaggio ed uno stile solo in apparenza popolare.
Giallo avvincente ambientato nella Torino degli anni 70. La trama e’ ricca di personaggi e la vicenda diventa avvincente sopratutto a partire dalla seconda metà del libro dove comincia un po’ tutto a prendere forma fino ad un finale inaspettato !
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