Un romanzo infuocato, atavico, dove ad ogni parola si percepisce l’urlo ancestrale dell’essere umano. La Dragunera è il racconto di un connubio di vite che si intrecciano tra credenze popolari e sentimenti reconditi e carnali. Una storia piena di vita e di passioni incommensurabili e difficili da tenere a bada, per certi versi crudo nello sviscerare ogni esistenza con i pregi ed i difetti di un essere umano condizionato dal dovere di buon cristiano, ma fallibile nella carne e nello spirito agli occhi di quei santi che statuari dal comodino vegliano su di se. La scrittura che si imprime di espressioni e termini siculi rende questo romanzo primitivo e sormonta di intensità ogni singolo avvenimento, il dialetto siciliano aiuta il lettore ad immedesimarsi ancora di più in ognuno dei personaggi, rievocandoli nella mente con la loro fisionomia ma anche e soprattutto con le loro voci. Questo libro lascia il segno nella coscienza, nell’anima, nella carne.
La Dragunera
C’è una donna che infesta le vie del paese, con i poteri di una magara e la forza distruttiva della tempesta di acqua e vento che viene a capo di verno. Una che si capisce subito che è meglio starci lontano, una strega, coi capelli rizzi e niuri come scursuna nturciuniati, sensuale e altera con occhi ramarri che visitano in sogno. La Dragunera cammina annaccata sui tacchi fra le basole delle viuzze, il seno che pare disegnato sotto la vestina stretta, il volto senza vergogna e senza paura. Paolo Rizzuto, che da sempre si spacca la schiena nelle vigne di famiglia, la odia e la desidera con pari ferocia, anche se è la moglie del fratello. Cerca di togliersela dalla testa, di far uscire la fattura che sicuro gli ha lanciato, ma quella gli si è incollata e lo tormenta. Nemmeno Rosa, la Sciandra, tra le cui braccia tanto a lungo si è rifugiato, riesce a guarirlo. Rosa che farebbe di tutto per tornare nella sua casa di bambina, quando volava tra le braccia di suo padre e cantava su un terrazzino profumato di basilico. Ma che tornare non può perché la casa è in rovina e lei per sopravvivere è diventata la puttana del paese, anche se il suo cuore l’ha donato a Paolo. Ma che fa una puttana, quando si innamora? Narratrice visionaria e sanguigna, Linda Barbarino fa rivivere una Sicilia ruvida e intensa, abitata da superstizioni che incombono su personaggi dolcissimi e brutali, che hanno labbra vermiglie e unghie sporche di terra. Canta di una famiglia a un passo dalla fine, travolta da voracità e invidia. E di due donne agli antipodi, ma dal destino ugualmente segnato dal pregiudizio del paese, la crudele magara e la prostituta innamorata. “È il canto di una terra assolata e pervasa di magia.” Donatella Di Pietrantonio C’è una donna che infesta le vie del paese, con i poteri di una magara e la forza distruttiva della tempesta di acqua e vento che viene a capo di verno. Una che si capisce subito che è meglio starci lontano, una strega, coi capelli rizzi e niuri come scursuna nturciuniati, sensuale e altera con occhi ramarri che visitano in sogno. La Dragunera cammina annaccata sui tacchi fra le basole delle viuzze, il seno che pare disegnato sotto la vestina stretta, il volto senza vergogna e senza paura. Paolo Rizzuto, che da sempre si spacca la schiena nelle vigne di famiglia, la odia e la desidera con pari ferocia, anche se è la moglie del fratello. Cerca di togliersela dalla testa, di far uscire la fattura che sicuro gli ha lanciato, ma quella gli si è incollata e lo tormenta. Nemmeno Rosa, la Sciandra, tra le cui braccia tanto a lungo si è rifugiato, riesce a guarirlo. Rosa che farebbe di tutto per tornare nella sua casa di bambina, quando volava tra le braccia di suo padre e cantava su un terrazzino profumato di basilico. Ma che tornare non può perché la casa è in rovina e lei per sopravvivere è diventata la puttana del paese, anche se il suo cuore l’ha donato a Paolo. Ma che fa una puttana, quando si innamora? Narratrice visionaria e sanguigna, Linda Barbarino fa rivivere una Sicilia ruvida e intensa, abitata da superstizioni che incombono su personaggi dolcissimi e brutali, che hanno labbra vermiglie e unghie sporche di terra. Canta di una famiglia a un passo dalla fine, travolta da voracità e invidia. E di due donne agli antipodi, ma dal destino ugualmente segnato dal pregiudizio del paese, la crudele magara e la prostituta innamorata.
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Giodc_979 04 settembre 2022Dragunera. Il vento di tempesta
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