Herbert George Wells fu scrittore britannico, considerato, insieme a Jules Verne, il padre della fantascienza.
Nato in una famiglia di modesta estrazione sociale (dagli undici sino ai diciassette anni fu apprendista in una ditta di tessuti, il Southsea Drapery Emporium; questa esperienza gli ispirò in seguoti il romanzo The Wheels of Chance and Kipps) grazie a una borsa di studio entrò alla Normal School of Science, ma non superò gli esami finali.
Immediato successo ottenne il romanzo d'esordio, La macchina del tempo (1895), che mescolando scienza, avventura e politica descrive un viaggio nell'anno 802701. Anche nei romanzi che seguirono Wells utilizzò la scienza per esprimere le sue preoccupazioni riguardo al futuro della civiltà: nell'Isola del dottor Moreau (1896) affrontò il problema della crudeltà della scienza e della vivisezione, mentre nell'Uomo invisibile (1897) uno scienziato megalomane usa l'invisibilità per seminare terrore. Nella Guerra dei mondi (1898), Wells descrisse un'umanità impotente di fronte all'invasione della Terra da parte di alieni dotati di una tecnologia superiore e in I primi uomini sulla Luna (1901) ipotizzò una società organizzata sul modello del formicaio e governata secondo principi rigorosamente utilitaristici. Infine, Anticipazioni (1901) descrive un futuro dominato dalle regole dell'eugenetica, in cui un'élite di superuomini regge le sorti del mondo secondo principi razionali e scientifici.
Anche le opere d'argomento contemporaneo riflettono l'interesse di Wells per la politica e la società. A questo filone appartengono, tra gli altri, i romanzi Kipps (1905) e La storia di Mister Polly (1910), che ritraggono la piccola borghesia inglese. La sua tumultuosa vita sentimentale (due matrimoni e numerose relazioni, di cui una decennale con Rebecca West) lo portò a condannare la monogamia in alcuni romanzi, come in Ann Veronica (1909). L'avvento di Hitler e il panorama storico di quegli anni accentuarono la visione pessimistica di Wells, che nell'ultima opera, La mente sull'orlo dell'abisso (1945), scrisse: 'la fine di tutto ciò che noi chiamiamo vita è prossima e inevitabile'.
Sotto: Wells fotografato nel suo studio.