(sec. XII d.C.) poeta indiano. La sua figura è popolarissima e oggetto di una devozione eccezionale. Le poche notizie storicamente certe dicono che, nato e vissuto nel Bengala, alla corte del re Lak?ma?asena (1179-1205), J. è autore del Gitagovinda (Il pastore celebrato col canto). Il poemetto erotico-mistico canta l’amore, la separazione, la riconciliazione fra K???a, l’incarnazione più amata del dio Vi??u, e la pastorella Radha. L’opera, dove si alternano momenti cantati e momenti narrativi, più che da leggere come allegoria dell’amore fra l’anima umana (Radha) e Dio (K???a), è un esempio mirabile dell’esperienza indiana d’amore, dove la festa traboccante dei sensi dischiude per analogia l’intuizione anche delle esperienze più profonde di rapporto con l’universo, con sé stessi e con il divino. Straordinario pure per la struttura e lo stile, in cui elementi popolari di origine drammatica si fondono con le raffinatezze dello stile kavya, in India il Gitagovinda viene tuttora cantato, rappresentato, danzato; la prima traduzione occidentale, di W. Jones (1792), suscitò subito l’entusiasmo di un lettore come Goethe. Di altre opere di J. non si hanno notizie sicure, ma è probabile gli si debbano alcune poesie in hindi antico che figurano nell’Adi Granth.