(Neuilly-sur-Seine, Parigi, 1881 - Bellême, Orne, 1958) narratore francese. La sua famiglia apparteneva all’alta borghesia cattolica. Diplomatosi in paleografia all’École des Chartes derivò da questa prima formazione il rigore scientifico dell’analisi e della descrizione. Dal 1908 al 1913 si dedicò a studi di carattere sociologico. Quindi maturò il suo interesse per l’attività letteraria e, in particolare, per il romanzo storico. Dopo Jean Barois (1913), ispirato in parte al processo Dreyfus, conquistò la fama con gli otto romanzi del ciclo I Thibault (Les Thibault, 1921-40), che nel 1937 gli valse il premio Nobel. Ne sono protagonisti due fratelli, Antoine e Jacques, che incarnano il declino della famiglia borghese, la crisi dello spirito religioso e il fallimento della speranza socialista in un ambito storico che va dal 1870 alla vigilia della prima guerra mondiale. Incompiuta è la sua ultima opera, Il colonnello Maumort (Le lieutenant-colonel de Maumort, postumo, 1983). Scrittore di forte tempra, M. du G. escluse consapevolmente dalla sua prosa asciutta e vigorosa la seduzione di miti e modelli letterari, proponendo con esemplare rigore la sottomissione a una verità senza appello. Nel 1920 era entrato nella cerchia della «Nouvelle revue française». Fu amico di Jacques Copeau e di André Gide. Seguendo il lavoro del primo, scrisse alcune commedie (Il testamento di papà Leleu, Le testament du père Leleu, 1920). Del legame con il secondo è documento l’ampia corrispondenza pubblicata nel 1968.