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Anno edizione: 2014
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Questo verso del poeta latino Orazio (tradotto come “Il furore dei cittadini che impongono azioni orrende”), citato dallo stesso Manzoni, è, a parer mio, l’essenza sia del romanzo dei Promessi sposi che del saggio sulla Storia della Colonna Infame (la cui lettura è imprescindibile dall’altro libro). Perché ciò che Manzoni vuole denunciare è proprio la follia a cui i cittadini arrivano quando da singoli esseri razionali si trasformano in massa popolare spinta solo da passioni furenti: ne sono esempi l’episodio della rivolta di Milano e dell’assalto ai forni in cui Renzo si ritrova suo malgrado coinvolto, o i molteplici episodi sulla gestione della peste nel ducato, prima nel sottovalutare con fermezza la situazione del contagio, poi, per paura, nel credere alle leggende irrazionali degli untori e dell’origine diabolica di quella malattia. A tal proposito, ho trovato illuminante la lettura delle pagine dedicate al contagio della peste alla luce degli eventi recenti della pandemia da COVID-19, di quante analogie ci fossero tra quanto raccontato nella storia del Seicento e di quanto abbiamo vissuto negli ultimi anni, segno che, nonostante i progressi della scienza, l’animo umano, con i suoi vizi e le sue debolezze, rimane tuttavia sempre uguale se non guidato dalla ragione anche in preda alla paura. Sono davvero felice di aver letto questo romanzo a distanza di anni dalla mia prima lettura, di certo non così spontanea, negli anni del liceo e vuole essere mio consiglio per chiunque di riprendere in mano la propria copia dei Promessi sposi e di lasciarsi affascinare dal racconto del Manzoni, a tratti serio, a tratti molto ironico (non nascondo di aver riso più volte in alcuni punti). In ultimo, voglio suggerire proprio questa edizione che ho trovata la più completa per note di commento al margine, molto esplicative, nonché arricchita dalle miniature originali richieste dal Manzoni come aggiunta al romanzo.
Molto bello
Contrariamente a quanto si possa pensare, i protagonisti de "I Promessi Sposi" non sono solo Renzo e Lucia. È un romanzo corale che parla dell'umanità e del rapporto di questa con Dio o, più in generale, con l'amore puro. L'avventurosa storia dei due promessi sposi fa solo da cornice all'enorme compendio di storie umane che si susseguono nel corso del romanzo, quasi fosse un'antologia legata dal filo rosso della vocazione, o del rifiuto, a far del bene. Oppressi, oppressori, ipocriti, frustrati, convertiti, benefattori, subdoli, saccenti e incompresi sono solo alcuni dei personaggi di cui si parla nell'opera di Manzoni. La giusta strada che un animo debba prendere è chiara all'autore, che mostra le conseguenze della cattiveria e della bontà, le ingiustizie causate da chi fa del male (o da chi, come donna Prassede, pretende di far del bene con presunzione e superficialità) e i premi destinati ai rigorosi o ai convertiti. È dunque, apertamente, anche un romanzo sulla speranza e sulla fiducia in Dio e nella sua provvidenza. Chiaramente, oggi tale messaggio risulta ingenuamente ottimista, ma va contestualizzato nella mente di un autore italiano ottocentesco. Fa storcere il naso anche l'esito del voto di castità di Lucia, risolto con perbenismo. Nonostante la tediosa prolissità di alcuni passaggi, lo stile narrativo è sempre accattivante, dotato di intelligente umorismo e con una struttura quasi cinematografica. Sotto alcuni aspetti è chiaramente un'opera figlia del suo tempo, ma sotto altri rimane più attuale che mai.
Recensioni
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