(Berlino 1892 - Wallingford, Connecticut, USA, 1957) filologo e critico tedesco. L’avvento del nazismo lo costrinse a lasciare la Germania, dove, succedendo a Leo Spitzer, aveva insegnato filologia romanza all’università di Marburgo. Dal 1936 al 1947 fu professore di filologia romanza all’università di Istanbul; quindi si trasferì in America alla Yale University. Profondo conoscitore della civiltà medievale e romanza, le dedicò numerose ricerche, tra cui spiccano Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichità latina e nel medioevo (Literatursprache und Publikum in der lateinischen Spätantike und im Mittelalter, postumo, 1958) e gli studi danteschi, da Dante poeta del mondo terreno (Dante als Dichter der irdischen Welt, 1929) ai numerosi saggi posteriori (molti dei quali tradotti e raccolti in Studi su Dante, 1963). Ma la sua opera capitale è Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale (Mimesis. Dargestellte Wirklichkeit in der abendländischen Literatur, 1946), in cui A. - attraverso l’analisi stilistica di una serie di autori che vanno da Omero, Petronio, Dante a Flaubert, Zola, V. Woolf - individua il filone della tradizione letteraria occidentale caratterizzato dalla tensione realistica.In A., la cui formazione di filologo venne arricchita da studi di tipo storico e sociologico (studio del pensiero di Dewey, traduzione, nel 1924, della Scienza nuova del Vico), l’indagine stilistica si avvale di ogni altro fattore utile a chiarire il pensiero dell’autore. Anche se la filologia resta la base metodologica delle sue ricerche e la causa prima della sua visione europeistica, l’analisi dei rapporti fra la tradizione culturale e il contesto sociale permette ad A. di cogliere con geniali sintesi le idee e i fenomeni più rilevanti di quella storia dello spirito occidentale la cui unità egli ricercava.