Ghiannis Ritsos è stato un poeta neoellenico. Comunista, prese parte alla resistenza e dal 1948 al 1952 subì il campo di concentramento e il confino. Dopo il colpo di stato del 1967 fu nuovamente deportato e torturato, e solo in seguito alla protesta internazionale fu posto, gravemente malato, in libertà vigilata, a Samos. Nel 1977 ricevette il premio Lenin. L’esordio di Ritsos risale alla raccolta Trattori (1934, nt), in cui prevalgono le tinte fosche e un crepuscolarismo di maniera, ma nel 1936 la sua poesia ha una svolta: il poema Epitaffio, ispirato dalla morte di un manifestante, chiude una prima fase del suo lavoro, mentre testi come Lo straniero, quasi contemporanei, mostrano, con i segni della sua adesione alla poesia d’avanguardia, un uso più frequente del processo analogico e associativo, e una parallela preferenza per temi più luminosi e sereni. Durante la dittatura di Metaxas, La canzone per mia sorella (1937, nt) fu letta come un testo di resistenza passiva. Gli anni della guerra civile e delle persecuzioni politiche suggerirono a Ritsos poesie nelle quali egli afferma ostinatamente la sua fede nell’uomo e denuncia la repressione (Epitaffio e Makronissos, 1957). Un nuovo ciclo ha inizio con La sonata al chiaro di luna (1956, nt): ampio monologo rivolto a una persona che tace. L’andamento discorsivo, che punta sulla durata e l’accumulazione, trova sbocco in questo modulo larvatamente teatrale, che sarà ulteriormente valorizzato grazie a nuovi temi: in Filottete, Crisotemi, Elena, Ismene, Oreste, Fedra la memoria del poeta si identifica con quella dei personaggi mitologici, uomini e donne che si sottraggono fino alle ultime conseguenze a un destino governato dagli dei, oppure antieroine che, proprio per la loro rassegnazione, il loro timore dell’azione, sono scelte a rappresentare i deboli, protagonisti dell’intera vicenda umana. Notevoli anche certe sue poesie brevi, incisive, come Diciotto canzonette della patria amara, Dodici poesie per Kavafis, Portineria (nt), Poesie di carta (nt). Tra le ultime raccolte: Monocordi (1980). Nel 1990 ha scritto per le scene un testo ispirato al mito di Persefone.
Fonte immagine: sito Feltrinelli Editore