Mi hanno regalato questo libro prima di un viaggio per Praga. Il narratore si reca a Praga per fare delle ricerche su Rodolfo II d'Asburgo, famoso collezionista compulsivo, e in genere sulla psicopatologia del collezionista. Incontra così Kaspar Utz, collezionista di porcellane, ed inizia una conversazione con lui in giro per Praga, a pranzo, a casa sua ad ammirare la collezione, esplorando la sua personalità complessa e contraddittoria, le motivazioni e le conseguenze della sua passione, i suoi elaborati piani per eludere l’aviditá dei funzionari statali, le sue elucubrazioni “sulla vita, l’universo e tutto quanto”. A partire dal mondo, all’apparenza ristretto e quasi claustrofobico del protagonista, e dal suo particolarissimo punto di vista, si è trasportati in un viaggio incredibile nel '900: la grande guerra, la crisi economica degli anni '20, il nazismo e la seconda guerra mondiale, lo stalinismo, la primavera di Praga, il tutto con una narrazione coinvolgente e trascinante, sorprendenti colpi di scena e un finale quasi pirandelliano. Insomma, l’ho trovato un libro davvero fantastico, avvincente, del resto dgno di uno dei più sagaci autori contemporanei. Regalo indovinatissimo.
Utz
Kaspar Utz, il protagonista di questo romanzo, è un grande collezionista di porcellane di Meissen che le tempeste della storia hanno condotto a vivere a Praga con i suoi fragili tesori, sotto gli occhi malevoli di uno Stato poliziesco. Ma Utz è un uomo beffardo, un trickster, come certe figurine della commedia dell’arte che adornano la sua collezione. Simile all’imperatore Rodolfo II, saturnina ombra che aleggia sulla città, Utz sa che un collezionista è un teologo in incognito – e per lo più un eretico. Il suo rapporto con gli Arlecchini e le Colombine di Meissen ha qualcosa di idolatrico. Né gli è lontano il sentimento del rabbino Loew verso il Golem. Ma ora la sua vita deve custodire tutto questo, come il più pericoloso dei segreti, dietro una superficie di anonimo squallore. Ciò che conta è condurre la guerra contro il nemico che lo accerchia, contro il «rumore di fondo» della storia, che vorrebbe inghiottire per sempre quelle figurine di una sostanza non intaccabile dal tempo. Così la vita solitaria e maniacale di Utz diventerà una partita contro quel nemico, la cui posta è la collezione stessa, un esercito muto di esseri che va sottratto ai brutali polpastrelli di ogni autorità. Questo romanzo è un’indagine appassionante su quella partita, di cui non sarebbe gentile svelare la stupefacente conclusione. Pubblicato da Chatwin nell’autunno del 1988, poco prima della sua morte, questo libro è stato accolto con ammirazione, come «una gemma squisita, compatta, luccicante, riccamente sfaccettata».
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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PAOLA 11 gennaio 2025che sorpresa positiva
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Enrico Caramuscio 11 agosto 2012
Chatwin ci racconta una storia breve, leggera e simpatica ma non per questo priva di ottimi spunti, nobili contenuti e interessanti citazioni storiche e tecniche. Il tutto correlato da una prosa garbata e un ritmo vivace. Il protagonista è il barone Kaspar Utz, ricco praghese con sangue ebreo e tedesco nelle vene e una fortissima passione per la porcellana che sfocia non solo in un maniacale collezionismo, ma porta quest’uomo ad instaurare un rapporto quasi morboso con la sua preziosa collezione, che diventa per lui un rifugio contro i mali del mondo e contemporaneamente una sorta di prigione per la mente e per l’anima. Quest’ometto apparentemente schivo ed insignificante si vede costretto a difendere le sue amate statuine prima dalla furia distruttrice dell’occupazione nazista, poi dalle mani avide e dall’invadente burocrazia del regime comunista, ostentando nei confronti di entrambi i totalitarismi la più totale indifferenza, perché a suo dire il peggior affronto che si può fare ad un governo è fingere che non esista. Ed è proprio questo rifiuto di sottostare al mondo ottuso che ci circonda il tema centrale del libro, questa ricerca dell’uomo di estraniarsi dalla realtà che cerca di sopraffarlo attraverso qualsiasi mezzo, come appunto fa Utz con la sua collezione. Quando alla morte del protagonista le sue amate porcellane spariranno in barba ai funzionari statali, si scopriranno lati insospettabili del carattere del barone e si resterà con il dubbio che forse il protagonista abbia trovato la felicità e quindi il coraggio di separarsi dalle amate porcellane e la certezza che sia riuscito a fare tutti fessi.
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VIRGINIA LORELLO 03 dicembre 2011
Il mio primo approccio con questo scrittore è avvenuto con questo libro, e non con altri racconti e storie più avventurose come "In Patagonia". Forse rispetto a quest'ultimo, "Utz" risulta un romanzo dal ritmo tranquillo, elegante in ciò che scrive ma ugualmente interessante per gli ambienti e i contesti su cui si sofferma.
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