Nel buio di Cima Marana

Quest’opera è particolare, perché vengono intrecciati dall’autrice, aspetti classici della tipologia del romanzo giallo con quelli paranormali/spirituali riportati nelle vicende: la lettura è scorrevole, coinvolgente, anche se non sempre (forse alcuni aspetti di approfondimento storico/mitologico risultano superflui). Gli ingredienti essenziali per un buon giallo ci sono tutti: un omicidio, il capitano Raffaele di Carmine, una ragazza esperta di erbe, Ellen, desiderosa di scoprire il colpevole, ambienti particolari e ben descritti (tutti montani), sospettati, indizi e possibili moventi; oltre a questo uno stile preciso e curato capace di mantenere alta l’attenzione. Il finale non è male, ma con tutte queste premesse le aspettative sono tante e invece, secondo me, poteva essere realizzato diversamente, in maniera più completa (non viene chiarito fino in fondo ad esempio il movente). Le note finali dell’autrice chiariscono questa sua volontà di uscire dagli schemi, ma mi aspettavo qualcosa sul livello di tutto il libro, che comunque si attesta su un livello buono.

Il testo parte e si sviluppa con molti spunti vincenti, proiettando chi legge nei fatti fin dalle prime pagine e creando una piacevole impazienza a proseguire spediti. Ottima l’ambientazione montana, molto credibili i personaggi tipo Ellen, che preferisce ricercare erbe selvatiche sui dirupi piuttosto che fare shopping, o il giovane malgaro con il quale si crea umana complicità che non banalizza mai verso una vera e propria relazione sentimentale. Valida anche la scelta di arricchire la narrazione con sfumature storico-mitologiche (il culto della dea egizia Sekhmet) che lasciano “libertà di navigazione mentale” a chi legge grazie anche a rimandi di natura paranormale. Ciò che non mi convince è proprio “sul più bello”, ossia l’effettiva risoluzione delle vicende, ed è davvero un peccato. L’autrice ha mano esperta a preparare il terreno per qualcosa che poi arriva poco, (a prescindere dal suo intento come chiarisce nella nota finale) o quantomeno diluito da dialoghi e pagine superflue dove sarebbe occorso a mio avviso qualcosa di più coinvolgente, allo stesso livello di tutto l’intreccio.