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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2017
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Palahniuck non si smentisce nemmeno in questo libro, trascinando il lettore in un racconto della società medio borghese americana, cattolica e bigotta. Il tutto viene raccontato in prima persona da Pigmeo, un ragazzino terrorista, adottato dalla classica famiglia americana condita da tutti i suoi stereotipi. Il fatto che la narrazione avvenga nel linguaggio poco erudito di Pigmeno potrebbe scoraggiare il lettore, ma non fatelo! Pigmeo saprà trascinarvi nella storia folle di un'America bigotta.
Sono giunta a questo libro forse troppo precocemente, dopo aver letto solo "Fight Club" di Chuck Palahniuk, sua opera prima nella quale già si delineano quelli che saranno i temi portanti dei successivi romanzi: la forte critica e condanna al consumismo, al bigottismo, all'America, al razzismo, al modo "malato" con cui siamo stati abituati ad impostare la nostra vita. "Pigmeo" non fa eccezione a tutto questo, ma è anche qualcosa di più. Innanzitutto bisogna dire che non è un romanzo di facile lettura. Lo stile particolarissimo che possiede, scoraggia. Quando ho iniziato a leggerlo ho sperato che questo modo di scrivere avrebbe riguardato solo il primo capitolo e qualche altro, non certo l'intero romanzo...completamente errato! L'opera è scritta in prima persona, raccontata da questo giovane ragazzo che tutti chiamano Pigmeo, appunto, ma il cui vero nome non ci verrà rivelato, uno straniero (origine anch'essa sconosciuta), giunto in America come studente, che parla come uno straniero che non conosce la lingua del nuovo Paese: sgrammaticato, con verbi all'infinito, suoni onomatopeici, frasi brevissime, parole storpiate. Il lettore si trova in difficoltà, si ritrova a dover rileggere dei periodi, se non interi paragrafi, perché non ne ha compreso molto il senso e tutto ciò a cui arriva a pensare è "Basta! Soldi buttati, lo abbandono!"...ed invece no! Superate questa difficoltà, che è solo iniziale, ve lo assicuro, andate avanti con la lettura, vedrete che la supererete e ad un certo punto giungerete a comprendere Pigmeo, il suo modo di esprimersi e le sue idee, arriverete anche a condividerle, non tutte, certo, poiché Pigemo è crudo, estremo, drastico, come solo Palahniuk lo poteva dipingere, ma in lui c'è un fondo innegabile di verità. Sono passata dal "Basta! Lo abbandono!" dell'inizio, ad un molto semplice "Wow..." pieno di perplessità per un finale che ti rende difficile collocarlo come bianco o nero, un finale che personalmente ha impegnato la mia mente per un pomeriggio intero e non solo, e che mi ha fatto comprendere come "Pigmeo" (come dice il titolo stesso di questa mia recensione) ti rimane dentro, nel bene o nel male. Palahniuk stesso mette, poi, le mani avanti, avverte: "In realtà è una commedia, romantica per giunta". Chuck Palahniuk sa come giocare con il lettore, "disturbarlo", anche confonderlo, metterlo davanti alla realtà più cruda, riportandola proprio per quella che è, senza fronzoli, senza abbellimenti inutili e fuorvianti, ed arrivare ad esprimere e trasmettere il suo messaggio, la sua morale. Per chi ama il caro Chuck, questa è una lettura obbligata. Per chi non ha mai letto nulla di suo, non iniziate da questo libro. Ma iniziate! Iniziate e, poi, solo poi, arrivate a "Pigmeo", ma arrivateci.
Discutibile, criticabile, controverso. Tutti aggettivi che calzano a pennello allo stile scelto da Palahniuk per la stesura di "Pigmeo". Dopo due o tre capitoli in cui devi, con forza, resistere all'idea di scagliare il libro fuori dalla finestra, affidandoti alla speranza che 'sto Pigmeo impari al più presto lingua e grammatica, si riesce, con un pò d'applicazione e pazienza a comprendere il linguaggio del protagonista, trovandolo addirittura illuminante. La feroce critica a stato, religione e società risulta più palese ed evidente attraverso gli occhi e la parlata di questo piccolo personaggio venuto da chissà quale parte del mondo con la precisa missione di annientare l'intero sistema americano. Un terrorista bambino e la sua banda impegnati in un complotto mondiale capace di scatenare incastri e vicissitudini inimmaginabili: preti pedofili, ragazzini che ragalano vibratori alle proprie madri per Natale, virus letali, adolescenti infoiati, amore e odio. Palahniuk descrive il romanzo con queste parole: "In realtà è una commedia, romantica per giunta". E la bellezza dell'opera sta nel fatto che, in fin dei conti, ha ragione lui!
Recensioni
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