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Anno edizione: 2017
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Il messaggio forte del libro, che questa nuova edizione rende ancora più dirompente, è che l’evoluzione produttiva ed economica necessita assolutamente di un sindacato che studia. Solo lo studio di una realtà che cambia sempre più velocemente può permettere di gestire e non subire fenomeni complessi come Industria 4.0 e la globalizzazione. L’ideologia, a cui Bentivogli pure riconosce un valore positivo in quanto insieme di valori e idee fondativi di un’identità collettiva, non può essere la lente con cui analizzare i fenomeni sociali. Solo studiando nel merito i problemi e analizzandoli nelle loro interconnessioni è possibile offrire una risposta alla gente che si rappresenta. E la formazione è l’unica arma che i lavoratori hanno per poter essere protagonisti di questa nuova fase. Per vincere la sfida di Industria 4.0 ci vuole un’educazione 4.0. Il diritto soggettivo alla formazione è il cardine del contratto collettivo del settore metalmeccanico rinnovato il 26 novembre 2016. “Il contratto più difficile della nostra storia” - sottolinea Bentivogli - per la rigidità con cui Federmeccanica ha portato avanti la trattativa per un anno, ma anche perché il sindacato si presentava all’inizio ancora diviso, dopo le lacerazioni del passato recente (basti pensare alla vicenda Fiat-Fca che Bentivogli ripercorre in appendice). Alla fine la lungimiranza della Fim ha avuto la meglio sulla controparte imprenditoriale, molto restia inizialmente a fare concessioni sul capitolo della formazione, e ha convinto anche la Fiom, che nei precedenti due rinnovi aveva negato la propria firma, chiusa nel suo scetticismo nei confronti di innovazioni come il welfare aziendale, la flessibilità e lo scambio tra produttività e salario. Più in generale l'autore sottolinea che - oggi più che mai - il sindacato è fondamentale non solo per firmare buoni contratti. Il cambiamento e la crisi hanno creato una grande incertezza e spesso una vera e propria paura del futuro. Su questi sentimenti hanno fatto leva i populismi in Italia, in Europa e oltreoceano, che hanno avuto gioco facile a far presa su molti cittadini in un tessuto sociale in cui la presenza dei corpi intermedi si è indebolita. Questa è una delle parti più emozionanti del libro. “Spezzate le catene dell’ideologia, recisi non del tutto i legami psicologici e culturali che danno ad una comunità la consapevolezza di ritrovarsi in un comune destino, i lavoratori si sono scoperti (forse) più liberi, ma soprattutto più soli. (…) Ora, io credo che questo tessuto strappato vada in qualche modo ricucito. E credo che questo sia uno dei compiti più difficili, ma anche più entusiasmanti che un sindacato come la Fim si trova davanti (p. 121). Per questo non si può fare a meno del sindacato, se è un sindacato dinamico, che anticipa il cambiamento e ricostruisce legami sociali.
Il messaggio forte del libro, che questa nuova edizione rende ancora più dirompente, è che l’evoluzione produttiva ed economica necessita assolutamente di un sindacato che studia. Solo lo studio di una realtà che cambia sempre più velocemente può permettere di gestire e non subire fenomeni complessi come Industria 4.0 e la globalizzazione. L’ideologia, a cui Bentivogli pure riconosce un valore positivo in quanto insieme di valori e idee fondativi di un’identità collettiva, non può essere la lente con cui analizzare i fenomeni sociali. Solo studiando nel merito i problemi e analizzandoli nelle loro interconnessioni è possibile offrire una risposta alla gente che si rappresenta. E la formazione è l’unica arma che i lavoratori hanno per poter essere protagonisti di questa nuova fase. Per vincere la sfida di Industria 4.0 ci vuole un’educazione 4.0. Il diritto soggettivo alla formazione è il cardine del contratto collettivo del settore metalmeccanico rinnovato il 26 novembre 2016. “Il contratto più difficile della nostra storia” - sottolinea Bentivogli - per la rigidità con cui Federmeccanica ha portato avanti la trattativa per un anno, ma anche perché il sindacato si presentava all’inizio ancora diviso, dopo le lacerazioni del passato recente (basti pensare alla vicenda Fiat-Fca che Marco ripercorre in appendice). Alla fine la lungimiranza della Fim ha avuto la meglio sulla controparte imprenditoriale, molto restia inizialmente a fare concessioni sul capitolo della formazione, e ha convinto anche la Fiom, che nei precedenti due rinnovi aveva negato la propria firma, chiusa nel suo scetticismo nei confronti di innovazioni come il welfare aziendale, la flessibilità e lo scambio tra produttività e salario. Più in generale Bentivogli sottolinea che - oggi più che mai - il sindacato è fondamentale non solo per firmare buoni contratti. Il cambiamento e la crisi hanno creato una grande incertezza e spesso una vera e propria paura del futuro. Su questi sentimenti hanno fatto leva i populismi in Italia, in Europa e oltreoceano, che hanno avuto gioco facile a far presa su molti cittadini in un tessuto sociale in cui la presenza dei corpi intermedi si è indebolita. Questa è una delle parti più emozionanti del libro. “Spezzate le catene dell’ideologia, recisi non del tutto i legami psicologici e culturali che danno ad una comunità la consapevolezza di ritrovarsi in un comune destino, i lavoratori si sono scoperti (forse) più liberi, ma soprattutto più soli. (…) Ora, io credo che questo tessuto strappato vada in qualche modo ricucito. E credo che questo sia uno dei compiti più difficili, ma anche più entusiasmanti che un sindacato come la Fim si trova davanti (p. 121). Per questo non si può fare a meno del sindacato, se è un sindacato dinamico, che anticipa il cambiamento e ricostruisce legami sociali.
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