Educazione siberiana

Uno dei pochi casi in cui il film risulta essere altrettanto bello quanto il libro, infatti il film è tratto dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin. Racconta la storia di un giovane ragazzo che vive in un povero paese in Transnistria, con l'attenta supervisione del nonno (interpretato divinamente da Jhon Malkovich) che insegna loro come la vita debba essere affrontata nel rispetto di rigide regole. Ambientazioni e scenografie molto accurate, sotto la direzione di un particolarmente ispirato G. Salvadores. Insomma film da non perdere!!

Il titolo dice praticamente tutto. Educazione: cioè parla di un sistema di valori condivisi. Siberiana: cioè che questi valori sono tipici di questa comunità e cioè quella siberiana. Tutto il film è incentrato su questo villaggio composto da gente dura che vive una vita dura, ai margini della legge, temuti anche dal governo sovietico. E' gente che sa come sopravvivere, anche con la frode, che vive secondo un sistema di regole e norme morali molto personale ma anche molto rigido a cui nessuno può venire meno senza incorrere in pesanti rappresaglie. Un valore fondamentale è la difesa della comunità e quindi dei familiari, dei deboli, degli anziani. Il personaggio di Nonno Kuja interpretato magistralmente da John Malkovich incarna perfettamente questa tradizione e questi valori che però il mondo moderno e le sue spietate regole mettono sempre più in crisi e tentano sempre più giovani ad allontanarsene. Questo film è appunto la storia di due fratelli, cresciuti insieme, con gli stessi insegnamenti ma che finiranno per prendere strade diverse che li condurranno alla drammatica rottura tra loro due. Molto belle le ambientazioni suggestive della tundra, del villaggio immerso nella neve lucente e tutti quei momenti pieni di singolarità tipici dei film d'autore che ci porta a credere di vivere in un universo a parte, completamente separato dal nostro.

Film intriso di storia e narrato con la freddezza che la terra in cui la trama si sviluppa impone. Un "western" in cui il colore predominante è il bianco, che si mescola al sangue e all'inchiostro dei tatuaggi che stigmatizzano l'appartenenza al branco. Lo stile narrativo proprio del regista non manca di farsi percepire sin dalle prime scene del film, la fotografia è notevole, sceneggiatura e colonna sonora altrettanto impeccabili.