Mi ha fatto riflettere
L'ermeneutica del soggetto. Corso al Collège de France (1981-1982)
Nel 1982, Michel Foucault dedica il suo corso al Collège de France alla "cura di sé". In senso stretto per Foucault si tratta di passare in rassegna le grandi scuole filosofiche dell'antichità, mettendo in luce l'importanza che il pensiero greco prima, e latino poi, assegnavano al principio di "avere cura di se stessi", di occuparsi attivamente della propria crescita spirituale e di "allenarsi" ad affrontare gli eventi futuri senza lasciarsi intimorire e senza lasciarsi trascinare dalle emozioni che tali eventi avrebbero potuto suscitare. Ma l'intento di Foucault non è circoscritto alla ricostruzione storico filosofica: ciò che gli preme mettere in luce è la precarietà dei modi attraverso cui avviene, all'opposto, la formazione dell'uomo moderno.
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Edizione:2
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Silvia_D 28 marzo 2022Bella esposizione
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Antonio Costa 20 maggio 2018
Il libro contiene la parola viva di Michel Foucault, registrata direttamente mentre teneva uno dei suoi corsi al college de france e poi riscritta su carta. Qui il pensatore si dedica ad un'analisi approfondita del tema della cura di sé attraverso le pratiche dei filosofi antichi, da Platone fino al II secolo d.c. A emergere è un clima spirituale molto lontano dal nostro, in cui la filosofia, lungi dall'essere un vuoto apprendimento di nozioni, viene concepita come un'arte dell'esistenza che accompagna l'uomo per tutta la vita aiutandolo a vivere al meglio ogni giorno il rapporto con sé stesso e con gli altri, cercando di raggiungere la tranquillità dell'anima e la pienezza con l'uso della ragione. Foucault è un autore notoriamente complicato ma quest'opera invece è molto scorrevole e didattica, lontana dai problemi assai complicati legati alle analisi sul rapporto tra soggetto e potere che affronta in altri lavori.
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Esistono libri più utili di altri: è anche per questo che bisogna leggere Foucault. L’ermeneutica del soggetto è uno dei corsi tenuti da Foucault al Collège de France, quello del 1981-2. Non bisogna ingannarsi su questo punto: è una serie di lezioni, ma non si tratta di appunti sparsi, perché – come per tutti i corsi di Foucault – lo scritto è organico e consequenziale come un libro pubblicato. La strategia teorica che Foucault si propone in questo corso è ancora quella genealogica, ovvero di esplicitazione critica della genesi del discorso. L’argomento è il soggetto, per il quale l’Autore si propone di definire un’etica. Il concetto fondamentale intorno al quale ruota l’indagine è la cura di sé: in greco hepimeleia hautou, in latino cura sui. La cura di sé è caratterizzazione dell’atteggiamento filosofico in Platone, negli Stoici, in Epicuro, nei Cinici, in generale in tutti i pensatori greci, ellenistici, romani e poi nello spiritualismo cristiano. Si tratta di un modo di essere, un pathos della riflessione. La cura di sé significa: 1. un modo di rapportarsi a sé, agli altri, al mondo; 2. un peculiare sguardo, che abolisce la tensione verso l’esterno per volgersi all’interno, dal mondo verso sé stessi, sguardo che sorveglia quel che accade nel pensiero; 3. alcune azioni mediante la quali ci si fa carico di sé, pratiche e tecniche come la meditazione, l’esame di coscienza, la verificazione delle rappresentazioni mentali. Sia per i Pitagorici che per Socrate e Platone, la cura di sé è la via imprescindibile per il soggetto che intende accedere alla verità. La fase cartesiana della modernità segna una cesura decisiva a questo proposito, separando la verità, divenuta la sola meta del filosofo, da ogni pratica spirituale. Il percorso che conduce alla verità è garantito esclusivamente dalle condizioni morali, oggettive e formali del metodo: si ipotizza una de-soggettivazione che uniforma le procedure del pensare per la quale, ad esempio, per conoscere il vero occorre respingere la follia. Così il solo fine della filosofia rimane quello di contribuire all’infinito progresso della conoscenza: Non potrà pertanto più esistere l’istante dell’illuminazione, il punto del compimento definitivo, il momento della trasfigurazione del soggetto, reso possibile dall’“effetto di ritorno” della verità che egli sperimenta su se stesso, e che transita, attraversa e trasfigura il suo essere. Questo effetto di ritorno, implicito nella tonalità etica della cura di sé e dell’autentica indagine filosofica, si potrebbe definire l’effetto terapeutico della verità. Un sapere del soggetto che appunto reinveste il soggetto stesso: non una conoscenza neutra, che esclude l’osservatore quale ostacolo alla generalizzazione e alla formalizzazione del sapere, ma una pratica riflessiva inscindibile dal suo effetto etico-pedagogico. Con le dovute differenze, si può dire che Foucault sembra riavvicinarsi a Freud, in un’opera che, soprattutto negli Stoici, incontra temi che precorrono la teoria psicoanalitica, tracciando una specie di preistoria della psicoanalisi. Il procedimento genealogico di Foucault è de-ideologizzante, nel senso che destabilizza le ingenue certezze del sapere analizzato tramite un gesto critico che ne fa emergere e ne mette in discussione i presupposti silenti. Gesto che sembra la verifica empirica di un’affermazione di Deleuze: la storia mostra un’origine, ma è l’origine rovesciata. E l’esito etico-politico è certo necessario, in un’epoca che ha assolutizzato l’esistente. I libri di Foucault, anche per lo stile sicuro, chiaro e affascinante, sono certo da annoverare fra le pratiche della cura di sé.
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