L' estate del cane bambino - Mario Pistacchio,Laura Toffanello - copertina
L' estate del cane bambino - Mario Pistacchio,Laura Toffanello - copertina
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L' estate del cane bambino
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Descrizione


Candidato Premio Strega 2015 - Presentato da Antonella Sabrina Florio e Luca Nicolini

A tutti tocca vivere l'ultima estate. È quella in cui si perde l'innocenza, si sciolgono le compagnie spensierate, s'allungano ombre inattese e ferali. Per Vittorio e i suoi amici accade alle porte dell'adolescenza, nei dintorni di Venezia, in un paese con un nome da favola nera: Brondolo. La ricorderanno per sempre come "l'estate del cane bambino", quella in cui il piccolo Narciso (fratello minore di Ercole, uno dei cinque del gruppo) scomparve. Al suo posto, obbedendo ai canoni di una locale leggenda, apparve un piccolo cane cui misero nome Houdini, il mito del bambino sparito. Per illudersi, per non soffrire, vollero credere che davvero quell'animale fosse la reincarnazione dello scomparso. È una finzione a cui partecipa tutto il paese, immerso in un'atmosfera di umidità e omertà. Recitano gli uomini, gli uni spettatori dei vizi degli altri; le donne, acquiescenti in un silenzio dettato dall'amore o per amore mascherato; il prete, supremo complice. Mai un angolo di Veneto è parso tanto oscuro, tanto a sud nella geografia delle consuetudini narrative. Il culmine dell'estate e della storia è in un doppio, struggente sacrificio. Dopodiché, ognuno torna alla vita. Solo molti anni più tardi Vittorio farà il percorso inverso, ritroverà gli amici sopravvissuti al banco di un bar immutabile e su quel legno poserà un foglio come di calendario che apre infine una nuova stagione: lo spoglio inverno della verità.

Dettagli

16 ottobre 2014
218 p., Brossura
9788898970056

Valutazioni e recensioni

  • Ho letto questo romanzo lo scorso agosto e probabilmente è il libro migliore del mio 2017 (anche se non è ancora finito). I protagonisti sono dei bambini del nord-est italiano e saranno proprio loro, in seguito ad un evento tragico, a pagare le conseguenze per il comportamento degli adulti, bigotti e pieni di pregiudizi, che li costringono quasi ad un brutale passaggio all'età adulta. Ho adorato l'ambientazione italiana, ma soprattutto la facilità con cui le pagine mi scorrevano tra le dita; è un libro che davvero mi ha commossa ed emozionata, e non mi succede spesso.

  • Cristina Lenza

    Non avevo mai sentito parlare de "L'estate del cane bambino" e, ora che l'ho letto, non credo ne capirò mai il perché. La prima volta che l'ho sentito nominare era giugno di quest'anno, 2016: come succede spesso ultimamente, stavo ammazzando il tempo guardando un video su youtube della community dei booktubers italiani. Se non sapete di cosa io stia parlando vi consiglio di aprire la home di youtube e cercare Ilenia Zodiaco e Read Vlog Repeat, che sono le mie preferite; belle, simpatiche, ma soprattutto estremamente competenti in ciò che fanno. Proprio quest'ultima, Valeria di Read Vlog Repeat, ha parlato molto del Cane Bambino durante questa estate. Non la ringrazierò mai abbastanza per avermelo fatto conoscere. Infatti, incuriosita dal suo entusiasmo spassionato, un pomeriggio afoso passato passeggiando per il centro di Torino, sono entrata in libreria e ne sono uscita col portafoglio alleggerito e il libro sottobraccio! Fin dall'incipit è chiaro come il sole che questo è uno di quei libri che, volendo, possono essere letti in un giorno, massimo due. Questo è uno di quei libri pericolosissimi, che ti si avvinghiano addosso nemmeno fossero sabbie mobili, trascinandoti senza pietà dentro la storia che le loro pagine raccontano. A noi poveri lettori non rimane che, come il povero Artax de La storia infinita, morirci dentro. Io dentro ci sono morta, ovviamente; ma non è stata una cosa breve. Per finire di leggere il Cane Bambino mi sono serviti sette giorni interi e un mattino, per il semplice fatto che era davvero troppo per me. Le sue parole andavano a toccare ciò che di più doloroso e delicato esiste, ai miei occhi, nel mondo: l'amicizia, l'infanzia, la famiglia, un cane nero che è più umano di molti esseri umani. La vendetta, il perdono. Dovevo fermarmi ogni due o tre capitoli, per riprendere fiato. Per smettere di piangere. Ad un certo punto, mi sono ritrovata addirittura a non volerlo più continuare, poiché il mio cervello si rifiutava di permettermi di voltare pagina, avendo intuito cosa vi avrei potuto trovare; eppure, paradossalmente, un'altra parte di me non vedeva l'ora di proseguire la lettura. Sono rimasta interdetta da questa dualità irragionevole per un intero pomeriggio, passato a passeggiare nervosamente per la mia stanza osservando il libro abbandonato sul comodino con un misto di repulsione e desiderio. Infine ho creduto di risolvere definitivamente la cosa costringendo il mio ragazzo ad ascoltarmi leggere ad alta voce, perché le parole declamate sono in qualche modo esorcizzate, meno potenti rispetto a quelle lette in silenzio, nella propria mente. Eppure, anche con questo stratagemma, ho dovuto smettere di leggere a metà capitolo, tra le risate di chi non capiva per quale assurdo motivo io stessi piangendo leggendo ad alta voce di un Cane Bambino chiamato Houdini. Sono riuscita ad arrivare all'ultima pagina come un naufrago riesce a sopravvivere ad un naufragio: provata, ma indicibilmente felice. Il Cane Bambino è un romanzo che mi rimarrà dentro fino alla fine della mia vita, poiché è impossibile potersi dimenticare di Houdini, di Ercole e Narciso, di Vittorio, Michele, Stalino e Menego. Impossibile dimenticare cosa la vita ogni tanto ci impone di affrontare, e di come noi scegliamo di affrontarla. Se ringhiando scoprendo i denti o sopportando tutto, anche la morte se necessario. Cinque stelle, perché di meno sarebbe un affronto. Fatevi un favore, leggete questo libro.

  • Ho letto questo libro perchè consigliato in vari blog e siti letterari. Sembrava essere la scoperta del momento, ma sinceramente ho trovato i personaggi caratterizzati in malo modo ed una trama che non mi ha esaltato molto. Forse perchè scritto a quattro mani e non prediligo questa modalità di scrittura. Mi ha ricordato molto Ti prendo e ti porto via e le ambientazioni solite di Niccolò Ammaniti. Non credo sia un libro necessario da leggere nella vita, ma risulta comunque a tratti godibile.

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