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Anno edizione: 2025
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Libro incluso nella sestina finalista del Premio Bancarella 2025
Un romanzo con una voce tanto ironica quanto amara, che sa tenere assieme il cinismo della sopravvivenza e l'umanità di chi ha perso tutto, mettendo in scena una feroce critica al vecchio e al nuovo giornalismo e, più in profondità, alla discrepanza tra ciò che avremmo voluto essere e quello che siamo diventati.
«La storia è un intreccio ben calibrato di indagini, inseguimenti, colpi di scena, pestaggi, interrogatori, citazioni.» - Severino Colombo, La Lettura
«Creato da Luca Mercadante per un racconto della recente raccolta Animali in giallo, il reporter Cigno è un personaggio che rimane in testa anche dopo la lettura. È un riuscito mix di acume e sfrontata timidezza, calato in modo convincente in un contesto socioculturale al tempo stesso realistico e caricaturale: ciò che lo rende una valida aggiunta al parco dei "perfetti eroi imperfetti" del mystery italiano.» - Giuliano Aluffi, Il Venerdì di Repubblica
«Romanzo di scrittura e suggestione, La fame del Cigno di Luca Mercadante, consegna alle celebri copertine blu tendenti al giallo un altro eroe bislacco, libero e malmesso. Con una scrittura lirica e ironica, sempre governata, Luca Mercadante traccia il solco di una storia fatta di ragazze sfruttate e poi eliminate, dove nessuno è come sembra, non i poliziotti, non del tutto i malavitosi e certamente non Cigno». - Maurizio Crosetti, Robinson
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Un bel romanzo, con una trama ben riuscita. É al contempo triste e ironico: consigliato!
Il giornalista Domenico Cigno, protagonista del romanzo “La fame del cigno”, a firma dello scrittore casertano Luca Mercadante, è tutt’altro che persona gradevole, come lo sono ben altri eroi di carta, davvero difficile definirlo fisicamente piacevole e attraente. Ha compiuto il percorso inverso del brutto anatroccolo della fiaba famosa di Andersen, che da palmipede piccolo e sgraziato si ritrova, nella maturità, uccello flessuoso, elegante, aggraziato, neanche si riconosce mirandosi in uno specchio d’acqua. Il nostro Domenico, al contrario, in gioventù è stato davvero un cigno, o almeno un ragazzo normale, con un qualche talento per lo sport, era uno sportivo, una sicura promessa del pugilato, con fisico adeguato al ruolo e una castagna niente male. Nella maturità, persi per strada i sogni di gloria tirando pugni, è diventato giornalista di successo, un segugio investigativo di razza, tutti i media si disputavano la sua firma e l’ esclusiva dei suoi servizi. Poi qualcosa gli è successo, nella vita oltre che nello sport una valanga di cazzotti deve averlo tramortito, ha iniziato gradualmente ad azzuffarsi di brutto con il proprio peso, anche senza guantoni, avendo la peggio, e ad aver sempre più fame, cosa che per un atleta è quanto di più deleterio gli possa accadere. Da cigno, passa a diventare brutto anatroccolo, peggio ancora, un’oca all’ingrasso. Quale inferno, può trasformare un cigno in una balena spropositata? Il terzo cerchio, dove il buon Dante aveva posto i golosi perché subissero la giusta punizione, custoditi da un Cerbero. Cigno capirà a sue spese, rischiando la pelle in prima persona, che se vuole riuscire a rivedere le stelle, a salvarsi, deve farlo da solo. A fatica, con dolore, a digiuno: e in ogni caso, senza alcuna garanzia, non è detto che troverà la luce in fondo al tunnel. Magari però uno specchio d’acqua sì, dove un brutto anatroccolo potrebbe riconoscersi cigno, chissà.
Recensioni
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