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Anno edizione: 2024
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Michele D'Ignazio tesse una storia di attese, speranza e incontri, in un luogo in cui il futuro ha un cuore antico.
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Ho letto questa storia ogni sera insieme a mio figlio. Abbiamo conosciuto Zaira e Scilla due ragazze di dodici anni che vivono in un piccolo borgo della Calabria, affacciato sul Mediterraneo. Ogni giorno sono insieme a giocare, vanno al mare e un giorno viene loro affidato un compito importante, sorvegliare le uova di tartaruga affinchè nessuno li calpesti fino alla schiusa. Naturalmente prendono questo compito sul serio e molto spesso stanno in spiaggia fino a tardi. Murad vive in un paese dove c'è la guerra, i suoi genitori vogliono andarsene, trovare un posto sicuro dove vivere e finalmente un giorno si presenta l'occasione. Mentre Zaira e Scilla sorvegliano le uova, vedono delle luci strane e vanno subito a chiamare gli adulti. La barca dove si trova Murad è in difficoltà. Riusciranno lui, la sua famiglia e tutte le persone disperate che sono con loro, a salvarsi? Michele D'Ignazio ci racconta dello sbarco di profughi scappati dalla guerra, tratto da una storia vera. Ci parla di come gli abitanti del borgo hanno accolto queste persone donando loro le case della zona più antica, case abbandonate da ristrutturare. Di come tutti si siano messi al lavoro per poter consentire loro di avere un tetto sopra la testa e poter vivere dignitosamente. Fate i tuoni non è un titolo a caso, l'autore ci lancia un messaggio quello di farci sentire, di fare tempesta per allontanare l'aridità. L'autore trasforma alcune parole facendoci capire che non sono solo lettere ma una catena di immagini, luci e suoni. "Non chiamatemi emigrato o immigrato ma semplicemente grato, al destino che mi ha portato fin qui. Questa storia è un grido alla solidarietà, all'amore verso il prossimo. Bellissimo e d'insegnamento, è un libro che consiglio di portare nelle scuole.
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