Frammenti di coscienza e pratiche di vita
Impietoso, graffiante, stridente e diretto, il testo di Stefano Sguinzi si propone in modo inusuale. Si può leggere come un racconto, ma portarlo in scena, sul palcoscenico di un teatro, sarebbe la sua vera natura. È un copione, una sceneggiatura composta ad arte, dando a ciascun personaggio una profondità tutta particolare. Lei, Germana Fieschi, è autrice di un gesto apparentemente sconsiderato, un gesto orribile che, inevitabilmente, fa parlare. Questo è il problema: che gli altri parlano. Lentamente, dietro il personaggio di Germana Fieschi emergerà una tristezza malinconica, un concentrato di umanità che verrà progressivamente prosciugata da tutti gli altri personaggi, quelli che parlano, quelli che danno opinioni ed esprimono pareri. Ecco, quindi, che ciascun protagonista assume il ruolo di un simbolo, un'allegoria dell'umano agire, in cui siamo chiamati a rifletterci per riflettere. Chi siamo noi in tutto questo? Qual è il nostro ruolo? Chi di loro ci rappresenta? E soprattutto... a chi diamo ascolto?
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Anno edizione:2017
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