Sciascia lascia sempre il segno! Anche in questa raccolta di racconti brevi, sebbene quelli più datati risultino ormai poco leggibili ai giorni nostri. Bellissimo "Il fuoco nel mare", struggente come una fiaba, e "La laurea", di un'attualità sconvolgente se si pensa a quando è stato scritto. Davvero godibili, secondo me, anche "Il lascito", "La paga del sabato" e "10 luglio 1943" che chiude la raccolta. Buona lettura. G.
Il fuoco nel mare. Racconti dispersi (1947-1975)
Presentando, nel 1973, la silloge di racconti "Il mare colore del vino", Leonardo Sciascia ne rivendicava, oltre che la necessità, la profonda coesione interna. Una coesione, possiamo oggi precisare, ottenuta a prezzo di esclusioni molto più drastiche e dolorose di quanto Sciascia non lasciasse trapelare. Basterà leggere in questo volume, tra i quindici racconti lasciati allora cadere, la storia di Calcedonio Fiumara ("Il lascito"), che, trasformatosi da zolfataro in ricco e rapace possidente, vive solo come un cane, senz'altro amore se non quello per la sua pura e intoccabile ricchezza: e finirà per lasciarla, anziché ai detestati nipoti, a un manicomio, dove nessuno potrà trarne godimento o sollievo. O "Una commedia siciliana", che dietro una vicenda in apparenza rocambolesca e a lieto fine, lascia trasparire la faccia terribile e cupa di un paese "circonfuso di limoni e mare". A completare il panorama della produzione dispersa di Sciascia, il lettore troverà qui un nucleo di mirabili prose e "cronachette": come "I tedeschi in Sicilia", dove è ricostruito l'eccidio che nell'agosto del 1943 un reparto tedesco in ritirata compì a Castiglione di Sicilia: eccidio rimasto impunito, giacché in Italia "quel che accade in Sicilia è cosa d'altro pianeta".
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Autore:
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Anno edizione:2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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GIULIO VOLPI 27 ottobre 2018
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Renzo Montagnoli 29 ottobre 2010
I libri di racconti non hanno mai avuto in Italia una particolare fortuna, il che, soprattutto nell’epoca attuale, in cui il tempo è sempre breve, appare alquanto illogico. Leggere poche pagine che avviano e concludono un discorso è fattibile in ogni circostanza, durante un viaggio in treno o anche fra un bagno e l’altro nel corso delle vacanze. Eppure il racconto, lo scritto breve ha sue valenze particolari, ma richiede una capacità di sintesi che non è propria di tutti gli autori. E poi è ancor più difficile coniugare lo svago con la profondità del discorso, con quelle riflessioni imposte da un angolo di visuale che potremmo definire a 360 gradi. Sciascia ci riesce benissimo e questa raccolta di brani realizzati per lo più fra il 1956 e il 1970, oltre a essere godibilissima, ripropone in modo chiaro le ben note qualità dello scrittore siciliano. La fine analisi psicologica, non disgiunta da una attenta indagine sociologica, conducono per mano il lettore a una rivisitazione della Sicilia, ma per estensione, soprattutto dei difetti, dell’intera Italia. Del resto, sono brani tutti percorsi dalla sottile ironia di Sciascia, teso a evidenziare i contrasti di un’isola dove luce e buio riescono a convivere, dove, appunto, è presente Il fuoco nel mare, il titolo dell’ultimo, una straordinaria favola in cui la metafora appare lucida, pregnante, densa di quel significato che è tanto caro all’autore. Ma c’è posto anche per le miserie umane, come quella di Calcedonio Fiumara, divenuto ricco nel tempo al pari del suo egoismo e che teme la morte solo per la fine che possono fare le sue fortune, che non dovranno dare gioia a chi le avrà, come gioia non ne ha provato mai nemmeno lui. E che dire poi di Una storia vera, una di quelle cronachette che nelle mani di Sciascia si dilatano fino a diventare l’emblema di un popolo che crede ai marziani e non sa che cosa sia la mafia. Nell’analizzare quel presente, nel ripercorrere comuni vizi, si legge poi il futuro, cioè l’oggi, con una denuncia implacabile della classe politica, in eterno contrasto fra l’apparire e l’essere, una nota ben presente nella visione del mondo da parte di Sciascia e immancabile in tutte le sue opere. Sono racconti che sembrano non percorsi da un filo comune, ma invece, letti tutti, apparirà in tutta la sua evidenza il perché possa esistere il fuoco nel mare, il perché si possa essere tutto e il contrario di tutto, in un’analisi attenta, per nulla greve, inconfondibilmente sciasciana. Da leggere, senza alcun dubbio.
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MASSIMO RAGO 13 agosto 2010
Uno dei massimi scrittori europei del Novecento torna a parlarci con una raccolta postuma di suoi scritti dispersi, che per il solo fatto di essere usciti da una penna inimitabile e da una mente superiore meritano di essere letti. Ma chi volesse iniziare ora e leggere Sciascia, dovrebbe ovviamente partire da ben altro: Il consiglio d'Egitto, Il giorno della civetta, A ciascuno il suo...
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