Si tratta spesso la tematica inerente agli italiani che studiano o lavorano all’estero per la mancanza o l’insufficienza di strutture adeguate in Italia che permettano loro di realizzarsi e al nostro Stato di sviluppare una crescita economica che, quantomeno, si avvicini a quella degli altri Paesi europei. “Fuori luogo – Inventarsi italiani nel mondo” presenta diciannove storie di diciannove persone che, spinte dal desiderio di realizzare i propri sogni o i propri hobby, hanno lasciato la nostra Penisola e si sono trasferite in altri luoghi della Terra. In certi casi, va detto, l’Italia non sarebbe stata comunque il contesto ideale per certi lavori; ad esempio, pensiamo allo studio sulle scimmie urlatrici argentine di Ilaria Agostini o alle sculture di ghiaccio norvegesi realizzate da Luca Roncoroni. Anche in altri casi, come quello di Giorgio Lolli che ha dato vita a più di cinquecento emittenti radiofoniche e televisive in Africa favorendo un importante processo di democratizzazione di questo continente, l’Italia esce comunque a testa alta poiché rende l’idea di una nazione disponibile ad aprirsi verso i territori più poveri e a favorire il loro sviluppo anche nel campo dei mass-media, un settore costantemente sotto processo anche nel nostro Paese. Ciò, però, non deve nascondere la pluralità di problemi che anch’essa ci riguarda da vicino: la necessità di appoggi per arrivare ai politici che decidono la destinazione di risorse economiche essenziali per l’avvio di certi progetti, come dice Sergio Dogliani, che a Londra ha ricevuto un finanziamento di venti milioni di sterline per realizzare una biblioteca pubblica di nuova concezione; oppure la mancanza di corsi di apprendistato legati alle arti e all’artigianato differenti da quelli esistenti che consentano ai giovani, come accadeva in passato, di vivere a contatto con figure di maestri, come sostiene Marco Invernizzi, bonsaista che, dopo un lungo periodo in Giappone con il maestro Masahiko Kimura, si prende cura di piante preziosissime in tutto il mondo; un’economia, quella italiana, rovinata da mafia e clientelismo che rende difficile intraprendere nuove attività come quella di Daniele Del Grande, architetto che progetta case sugli alberi in Germania; e soprattutto la mancanza di prospettive future di trasformazione politica e di un’inversione di mentalità come pensa Marco Frigatti, vicepresidente della Guiness World Records. Questi cambiamenti, se ci fossero, permetterebbero a molti italiani di realizzare i propri sogni in patria. Sì perché, come rivela Dario Martinelli – docente di zoo musicologia a Helsinki –, non si scappa dall’Italia ma si prende una direzione che porta verso il proprio lavoro ed i propri interessi. E troppe volte questa direzione supera i nostri confini. Le storie presentate nel libro sono state selezionate fra quelle raccontate, negli ultimi cinque anni, a “L’altrolato”, un programma di Radio 2. Federico Taddia, 38 anni, ha condotto “Screensaver” su Rai 3, “Pappappero” su “Radio 24” e, appunto, “L’altrolato” su “Radio 2”. Fa parte del team di autori di Fiorello e collabora con “Ballarò”, “La Stampa” e “Topolino”. Claudia Ceroni, l’altra scrittrice di questo libro, è giornalista, autrice e redattrice. Ha collaborato con “Radio 24”, con la tv giapponese e, ora, con “Radio 2”.
Fuori luogo. Inventarsi italiani nel mondo
Che il nostro paese produca cervelli che poi migrano all’estero è una verità fin troppo accertata. Ma non ci sono solo le storie professionali e creative della categoria “nemo propheta in patria”. Federico Taddia e Claudia Ceroni hanno scelto un’altra strada: raccogliere le storie di chi ce l’ha fatta, inventandosi un mestiere, utilizzando la fantasia per plasmare un futuro che non li faccia più sentire “fuori luogo”. Taddia e Ceroni hanno raccolto e rielaborato una quindicina di “casi”. “Storie di chi tende a qualcosa ma non fa tendenza, storie di chi viaggia anche senza partire, storie di chi è partito e non sa di avere qualcosa da raccontare, storie di chi ha cose da dire ma non ha occasioni per dirle, storie di chi vede dove altri non vedono, storie di chi non ci sta, di chi non si accontenta, di chi fa per il piacere di fare. Altre storie e storie altre, per raccontare altri italiani e altre Italie, in un leggero e ironico spazio dove si alternano e contaminano bizzarria, cultura, cronaca, stupore, passione, curiosità e meraviglia.”Ed eccoli qui, i nuovi migranti: Luca, giovane architetto che da sempre ama la neve e che ha deciso di diventare architetto di igloo in Norvegia; Dario, appassionato di musica e docente di Semiotica, che ha mollato tutto per fare l’etnomusicologo a Helsinki; Marco, richiesto in tutto il mondo: è il massimo esperto di Bonsai; Cristiano, ex ingegnere e ora cantante gospel in una chiesa di New York; Roberto, che è partito da Sassari per fare il cantante rock in Lettonia; Licia, una milanese che ha seguito il marito negli Stati Uniti e si è ritrovata pastore anglicano.
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Piergiorgio Stocchi 27 settembre 2010
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