Non avevo assolutamente idea del contenuto di questo libro, mi sono fatta rapire semplicemente dalla copertina e dal suo sottotitolo: «L’amicizia è come un giardino. Bisogna prendersene cura per vederla fiorire.». Ammetto di non essere brava a prendermi cura delle persone al mio fianco, così come delle piante, nonostante ami entrambe le cose. Questo libro mi ha aperto tanti pensieri a riguardo, soprattutto sul fatto che a volte prendersi cura di qualcuno, ma anche di se stessi, significa anche aprirsi. Aprirsi, infatti, a volte è sinonimo di salvezza.
Questo libro viaggia su due tempi diversi che si intrecciano, presente e passato, e si uniscono dando vita a qualcosa di molto profondo e importante. Affronta così tanti tempi in maniera così vera e dolce che sembra quasi impossibile che tutto sia rinchiuso all’interno di neanche 400 pagine, questo perché lo fa in maniera semplice ma non banale, forte ma non pesante. Dentro si parla di discriminazione, di malattia, di morte, di separazione, di difficoltà, di perdita, ma anche di cose belle come l’amicizia, la speranza, la comunità, che si possono creare solo quando si decide di condividere un giardino come se stessi. Il carattere particolare di Alma, le paure di Winston, le speranze di Maya, la sicurezza e l’affidabilità di Prem, la diffidenza di Bernice, la spontaneità di Seb e tutte le caratteristiche degli altri personaggi del libro creano qualcosa di magico e vero, di cui ti puoi quasi sentir parte.
Questo libro è anche una storia sul ricredersi, sul cambiare idea, sul dare spazio agli altri, sul non lasciare che i pregiudizi e le prime impressioni abbiano la meglio sulle possibilità che spesso, purtroppo, ci precludiamo.
Finisco questo libro piena e arricchita.
