Che bella compagnia m’ha fatto Nabokov durante il mio viaggio in treno! Cos’ha da brontolare contro Dostoevskij, mi chiedo, se lui si dà da solo del nabokoviano quando Dostoevskij aveva già saputo inventarsi l’aggettivo ‘karamozoviano’ per i suoi fratelli Karamazov? Leggere Nabokov significa poter aver occasione di leggere la frase: “Passò un Podalirio zebrato con le code distese e congiunte.” E, un po’ allo Moresco, dico le mie impressioni da lettore, segnate ai margini delle pagine: è un pittore straziato quando riprende i papaveri rossi tra i marmi bianchi della Grecia ma le radure di Nabokov, in “Gloria”, per quanto bellissime, non lo sono quanto i motel americani di “Lolita”.
La gloria
Nella sua cameretta, sulla parete sopra il letto, «era appeso l'acquerello di un fitto bosco con un sentiero serpeggiante che si perdeva nelle sue profondita`»: e Martin aveva la precisa sensazione di esservi saltato dentro, una notte, esattamente come il protagonista della fiaba inglese che la madre gli leggeva da bambino. L'acuirsi insopportabile della sensibilita`, l'attrazione magica e perentoria verso cio` che e` lontano, proibito, vago – verso «qualsiasi cosa tanto indistinta da stimolare la sua fantasia a definirne i particolari» –, il richiamo dell'impresa valorosa e del fulgido martirio saranno per sempre il suo stemma araldico. «Martin e` il piu` gentile, il piu` retto, il piu` commovente di tutti i miei giovani uomini» ha scritto Nabokov, aggiungendo anche, inoppugnabilmente, che Sonja, la civetta capricciosa e spietata che incanta Martin, «dovrebbe essere celebrata dagli esperti di sapienza e allettamenti erotici come la piu` attraente, seppure in modo singolare, fra tutte le mie giovani donne». E la ragione e` chiara: Martin e` uno di quegli esseri rari a cui solo dei sogni importa, e che – forse per vincere un'amara sottostima di se´ o la devastante paura di non avere talento – devono realizzarli. Lo scopriremo seguendolo, esule della rivoluzione bolscevica, dalla Crimea alla Svizzera, da Cambridge a Berlino, sino all’incalzante finale: e quando, con una prodezza che e` insieme un gioco di prestigio del mago Nabokov, Martin saltera` di nuovo nel quadro della sua infanzia, rimarremo li`, su quel sentiero serpeggiante, soli, e in preda a una sottile malinconia.
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Un amico ha deciso che non posso sottrarmi al piacevolissimo dovere di leggere le opere di Nabokov, possibilmente tutte. “Gloria” è il secondo romanzo che mi propone, e la prefazione scritta da Nabokov stesso vale da sola l’intero romanzo, la cui storia – Martin che nasce, vaga e presto o tardi si smarrirà, destino comune a ogni sorta di emigré esistenziale – merita di essere conosciuta per entrare in contatto con le biciclette nere che corrono sulle foglie secche, con i cigni neri dai becchi rossi, con i francolini di monte alla salsa di mirtilli.
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