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Anno edizione: 2020
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«Un mito di nome Vandea dove le vite sono minuscole» - Robinson
Quando una sera di settembre arriva in uno sperduto borgo della Dordogna non lontano da Lascaux - mentre torbide piogge sferzano le finestre e la Gran de Beune scorre melmosa giù, alla base della falesia -, il narratore, giovane maestro fresco di nomina, subito sa di aver varcato una misteriosa linea di demarcazione, e che per lui è iniziato un viaggio nel tempo, in «un passato indefinito» che suscita «un vago terrore». Glielo suggeriscono i pescatori e cacciatori che paiono usciti da antichi fabliaux, Hélène, la locandiera, «vecchia e massiccia come la Sibilla Cumana, come lei pensosa», e Yvonne, la tabaccaia, alta e bianca - «puro latte» -, abbondante e florida come le uri, corvina ma con gli occhi chiarissimi, che suscita in lui un lancinante, selvaggio desiderio. Il maestro la spia quando, regale come sempre, i tacchi alti che infilzano le foglie cadute, attraversa prati e boschi per raggiungere il suo amante, sogna di possederla, di sventrarla, tanto lussuria e ferocia primitiva si rivelano d'improvviso intimamente legate. Non a caso il sopraggiungere di Yvonne può essere annunciato da un corteo di bambini incappucciati che inalberano nel gelo della campagna il trofeo di una volpe morta e vi danzano intorno, e seguito da oscene visioni. Perché se Yvonne è il desiderio stesso in tutta la sua immane potenza, la sessualità come cerimoniale sciamanico e sacra trance, il borgo di Calstenau è il viscerame del mondo, l'incisione rupestre capace di riportarci ad antiche cosmogonie, all'animalità, al primitivo - all'immemorabile origine di tutto.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il protagonista è un giovane maestro poco più che ventenne, assegnato alla scuola di Castelnau, paese al quale si arriva solo tramite corriera dopo lunghissimi e complessi giri. Qui sembra che piova sempre: lo scrosciare dell'acqua dal cielo e dalla terra è un elemento integrato e imprescindibile del paesaggio. Egli prende alloggio all'unico albergo del posto, Chez Thérèse: se il borgo è molto probabilmente fuori da ogni carta geografica, la locanda è certamente fuori dal tempo. La popolano personaggi senza nome e senza volto che mai prendono la parola, eccezion fatta per Jean il Pescatore. Si muovono sotto la superficie del quadro dalle tinte cupe che Michon va via via descrivendo. A fare da contraltare a questa oscurità c'è la lattea bellezza di Yvonne, la tabaccia del paese, che non mancherà tuttavia di mettersi in comunicazione con una parte recondita dell'animo del giovane. Non lontano da Castelnau ci sono le grotte di Lascaux e anche lì nei pressi i ritrovamenti di manufatti preistorici non è affatto inusuale, tant'è che alla scuola dove il protagonista insegna ce n'è una cospicua raccolta. L'impostazione del testo non è lontana da quella del flusso di coscienza e i piani temporali, ma soprattutto quelli del reale e del fantastico, spesso si sovrappongono e intrecciano dando vita ad una visione onirica e allucinata che sembra voler tendere all'immediatezza comunicativa delle pitture rupestri. Un lavoro di traduzione che sicuramente non è stato dei più semplici ma dagli esiti perfetti.
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