Hotel del Gran Cervo

Piacevole lettura che accomuna con maestria fatti e caratterizzazione dei personaggi.

Gli appassionati del giallo classico troveranno echi di Agatha Christie nell'ambientazione di Reugny, una St. Mary Mead tra le Ardenne in cui la vita apparentemente idialliaca e bucolica della comunità locale viene rotta improvvisamente da una catena di delitti efferati, che riporta alla luce odi, invidie, fantasmi del passato e miserie a legare gli abitanti. E poi c'è un ispettore belga, naturalmente. Ma le somiglianze tra Poirot e l'ispettore Vertigo Kulbertus finiscono qui. Tanto il primo è elegante, ineccepibile nella sua perfezione, affettato nella sua buona educazione, tanto il secondo è sboccato, bulimico e - cosa che farebbe andare totalmente fuori di senno il nostro Hercule - del tutto privo di metodo. L'indagine dell'ispettore Kulbertus, decisamente poco felice di essere stato spedito sulle Ardenne a indagare a soli dodici giorni dalla pensione (e poco incline a nasconderlo), si interseca con le ricerche condotte a Reugny da un documentarista che vuole ricostruire le ultime ore di una star del cinema degli anni '50 , morta in circostanze sospette proprio tra quelle valli, tra le stanze dell'Hotel Gran Cervo. Da questo doppio filone di "inchiesta" si dipana un giallo serrato, ben scritto, divertente, con un humour decisamente più greve di quello british di Dame Agatha, ma altrettanto godibile. All'inizio si fa un pò di fatica perchè i tanti personaggi vengono introdotti uno dietro l'altro, ma poi si entra nelle dinamiche del paesino e sembra di conoscere e riconoscere tutti da sempre.