Un paio di mesi fa, tutte le principali testate giornalistiche hanno pubblicato la storia della ventinovenne napoletana che ogni giorno percorre in treno le tratte Napoli-Milano e Milano-Napoli per recarsi a lavoro: dieci ore di viaggio (se tutto va bene) per rientrare nelle spese; il giorno dopo, gli stessi organi di informazioni hanno espresso i propri dubbi sulla veridicità della notizia, mancando, tuttavia, di riconoscere la propria superficialità nel condividerla. L'episodio ci fornisce l'occasione per riflettere su due tematiche rilevanti: la prima, oggetto della notizia, è quella del caro-affitti nelle grandi città, la seconda, invece, concerne l'evidente carenza di professionalità nel settore dell'informazione. Benché i due fenomeni siano privi di elementi in comune, non è la prima volta che si ritrovano insieme: al contrario, costituiscono i due materiali con i quali Honoré de Balzac ha edificato, tra il 1837 e il 1843, "Illusioni perdute", romanzo della serie "La commedia umana". Il protagonista dell'opera, infatti, è Lucien, nato e cresciuto in una cittadina di provincia, che, grazie ai pochi risparmi della sua famiglia, si stabilisce a Parigi, la sola città che può dargli il riconoscimento e la fama che il giovane poeta è convinto di meritare. Come suggerisce il titolo, Lucien faticherà a realizzare i propri sogni: Parigi non è una città ospitale e generosa, ma una roccaforte impenetrabile, all'assalto della quale i giovani sciupano energie e patrimoni. Per mantenersi a Parigi, dove anche la mediocre routine ha un costo proibitivo, il protagonista collaborerà con alcuni giornali locali, grazie ai quali apprenderà che la pubblicazione di una notizia tendenziosa non è un errore clamoroso, ma un escamotage per prenotare, per il giorno dopo, lo spazio per la smentita (e farsi così pagare per un altro articolo). Ciascun personaggio è descritto così dettagliatamente da sembrare reale, a differenza della storia propinataci dai media italiani
Illusioni perdute
"Illusioni perdute" è una trilogia di racconti – I due poeti (1837), Un grand'uomo di provincia a Parigi (1839), Le sofferenze di un inventore (1843) – che hanno per protagonista Lucien Chardon, un giovane provinciale, ambizioso, costretto a scontrarsi con le difficoltà dell'autoaffermazione. Fragile testimone del suo tempo, senza alcuna volontà di affrontarlo veramente, ha un animo nobile e incapace di dedicarsi all'arte della sopraffazione: per questo i suoi sogni sono destinati a infrangersi bruscamente contro il cinismo della spietata società parigina. Tra autobiografia e indagine sociologica, filosofia e analisi delle passioni, realismo e immaginazione visionaria, Balzac affronta un tema intimamente legato alla propria esperienza diretta, al proprio difficile rapporto con la realtà borghese: il tema delle “illusioni perdute”, destinato ad assumere nelle opere successive toni sempre più amari. Introduzione di Lanfranco Binni.
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Edizione:18
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Anno edizione:2003
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Contedisaintgrafe 01 maggio 2023Parigi come Milano
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Illusioni perdute è un libro, un’opera d’arte tra le più riuscite in assoluto dell’800, che non si lascia recensire in poche righe. Il realismo di Balzac, il quale notoriamente voleva fare concorrenza allo stato civile, è di una tale vitalità e potenza che le pagine sembrano respirare e i protagonisti diventano persone che si sono conosciute. Parigi poi, la grande meretrice, diviene anch’essa la città in cui tutti i suoi lettori sono nati. L’equazione Balzac=vita rende conto perfettamente secondo me dell’intera opera dello scrittore, la Commedia Umana. Pur non disponendo di immagini e suoni tipici dei film, Balzac riesce meglio di una pellicola a rendere reale qualsiasi descrizione; il lettore non può che restare meravigliato di questa forma di realismo talmente ben riuscita che non sembra offrire soluzione di continuità con la vita quotidiana.
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Francesco Cornacchia 28 luglio 2017
almomento non l'ho ancora letta,ma sono certo sarà interessantissimo
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