È un testo – una novella per la precisione – dall’indubbia componente autobiografica. L’Autore veste i panni del giovane napoletano Francesco Sanseverino che giunge a Berlino per «una visita di ossequio» a Hegel e disquisire con lui a proposito della filosofia dello spirito, della quale ne sottolinea in ogni momento l’eccezionale originalità. Le pagine sono un confronto serrato fra i due: l’uno rappresentante del popolo napoletano, l’altro del popolo tedesco; due mondi tanto distanti eppure così vicini e uniti. Sia Croce che Hegel, infatti, «sono stati eletti da Dio per svolgere lo stesso compito, la stessa missione». Sanseverino-Croce encomia Hegel perché la sua filosofia ha un ché di poetico nel mettere in risalto l’intera storia dell’umanità della quale la religione è la chiarificazione e la Storia è la cornice in cui il disegno umano si attua e concretizza. Ne consegue che “ogni affermazione filosofica è un’affermazione storica”. La separazione fra questi due ambiti disciplinari si annulla, realizzando dunque un risanamento della suddetta scissione, una identificazione tra l’una e l’altra, evidenziandone l’intima unità. In questo modo si perviene a una ulteriore emendatio: non vi è più dualismo tra positivo e negativo, tra bene e male, tra giusto e ingiusto, vero e falso, luce e ombra. Queste antinomie sono parte della realtà, le une sono contenute nelle altre e mai si potranno sconfiggere. La dialettica di Hegel nasce proprio per questo motivo: per spazzar via questi dualismi e farsi espressione della Storicità.
Indagini su Hegel
Sul finire dell’estate del 1831, Francesco Sanseverino, giovane napoletano, fa visita a Hegel e in una irruente requisitoria – dove tuttavia la veemenza scaturisce da un’amorosa devozione – gli espone quella parte del suo sistema che reputa inaccettabile: la «Filosofia della storia», per esempio, che nega l’unità della filosofica con la storia e tradisce la disistima nei confronti dei «narratori di fatti senza pensiero», mentre «ciò che veramente occupa e riempie di sé tutto il campo della conoscenza è la storia». Pur colpito da obiezioni tanto lucide, Hegel sente di non avere la forza di rimettere in discussione un’opera voluta «non da lui ma dall’ispirazione e dalla necessità», e si spegne poco tempo dopo, stroncato dal colera. Solo un filosofo dall’animus romanzesco come Croce poteva avere l’audacia di trasformare il serrato confronto con la filosofia di Hegel in una «novella» (datata 1948), dove ciò che lo «attraeva» e ciò che da lui lo «distaccava fortemente» sono compendiati con passione e miracoloso nitore. Non a caso, dopo la seconda guerra mondiale Croce da un lato sviluppa e approfondisce la critica nei confronti dell’esistenzialismo, considerato una forma di irrazionalismo, dall’altro rivisita alcuni dei princìpi fondamentali della sua filosofia – a cominciare dal concetto di progresso – proprio attraverso il faccia a faccia con Hegel: appunto in questa novella e nel saggio che la accompagna, incentrato sul problema delle origini della dialettica. Il che, fra l’altro, smentisce il pregiudizio secondo il quale il pensiero di Croce non avrebbe conosciuto svolte significative né momenti di profonda crisi.
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Anno edizione:2024
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Antonietta Florio (Il Club Del Sapere Filosofico) 03 gennaio 2025Indagini su Hegel
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