Un spaccato dell’America bacchettona e moralista dei primi anni Cinquanta; un ritratto dell’individuo americano, annaspante nel suo sistema di valori educativi, familiari e sociali; un altro duro colpo lanciato al mito dell’American Dream. Arguto, profondo, incisivo, e con una prosa brillante a permeare ogni pagina. È il quindicesimo romanzo di Roth che leggo, e lo reputo uno dei più riusciti.
Indignazione
Come si raccontano la storia, la guerra, i capovolgimenti mondiali se non attraverso l’impatto sull’uomo, se non descrivendone gli effetti fiaccanti, destabilizzanti? Si raccontano con il furore e l'impeto di una scrittura rabbiosa, che contiene l'amarezza di chi conosce già la fine, di chi guarda con occhio indignato la storia di un'intera generazione tragicamente in lotta con il mondo.
"Indignazione" racconta dell'educazione di un giovane uomo alle terrificanti opportunità e ai bizzarri impedimenti della vita nell'America del 1951. E una storia di inesperienza, stoltezza, resistenza intellettuale, scoperta sessuale, coraggio ed errore. E una storia narrata con tutta l'energia inventiva e l'arguzia di cui Roth è maestro, e un ulteriore poderoso tassello nella sua analisi dell'impatto della storia americana sulla vita di individui vulnerabili.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2014
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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AlbertoD 21 marzo 2024
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MANUELA CAVALLARO 28 novembre 2017
Pur avendo delle pagine di altissima densità letteraria (come i colpi di pistola che Marcus e il decano Caudwell si sparano l'uno contro l'altro sotto forma di dialoghi), manca qualcosa a questo romanzo di Roth. Il giovane Marcus che sta vivendo in modi così sofferti il tentativo di passaggio dall'adolescenza all'età adulta viene dipinto magistralmente nell'insieme delle sue relazioni con i genitori, con gli altri studenti e soprattutto con l'autorità (l'oscillazione nel rapporto soggetto-autorità è una costante nell'opera di Roth). Ma, rispetto a questo insieme splendidamente raccontato, c'è un vuoto eccessivo nella fase tra l'uscita dal college e la morte in Corea. Come se non contasse nulla, e quindi non meritasse di essere narrata, l'esperienza del protagonista quando, nel suo ciclo di riti di passaggio, avrebbe dovuto vivere anche quello dell'ingresso nel mondo militare negli ultimi mesi dell'amministrazione Truman. E invece è piuttosto evidente che il romanzo avrebbe avuto bisogno di pagine e pagine dedicate anche a quella esperienza, per cui resta questa specie di vuoto diegetico poco comprensibile.
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Roth ha un'abilità superlativa nello scrivere. È rude, seppur ricercato, e riesce a catapultarti letteralmente nelle situazioni. Marcus Messner è un giovane ebreo che ha solo nobili aspirazioni nella propria vita e agisce prendendo solo decisioni che reputa giuste. Non fuma, non beve, non socializza con brutta gente, studia e lavora e, per quanto i guai dovrebbero stargli alla larga, saranno proprio queste "buone scelte" che lo porteranno alla rovina. L'indignazione, sentimento che è caratteristico del protagonista, sintomo di una maturità che non c'è, accompagna l'intero romanzo/racconto ed lo stesso sentimento con il quale si conclude il libro (oltre che alla tristezza). Non il miglior Roth, ma è sicuramente un buon Roth. Consigliatissimo per chi ricerca un romanzo forte e di breve lettura.
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