Michele Mari ci porta all’interno di un what if, che potrebbe risultare straniante, ma che la penna dell’autore, rende credibile sin dalle prime righe: e se malia del conosciutissimo poeta Giacomo Leopardi nei confronti della Luna, fosse giustificata da una sua natura licantropica? Usare come mezzo di narrazione un diario redatto dal fratello Orazio è stata una scelta a dir poco ottimale. La descrizione della quotidianità, dei timori e delle acrimonie verso i genitori, ma soprattutto dell’affetto e dell’intimità, non solo tra i tre fratelli Leopardi, ma in particolare tra Orazio e Tardegardo (secondo nome di Giacomo Leopardi), si intrecciano con la poetica leopardiana, il linguaggio dell’epoca, gli usi e le vicende storiche. Tutti questi elementi costituiscono una base solida e credibile su cui si innesta la narrazione fantastica, che tinge il volume di atmosfere gotiche. Pregevole il fatto che fin praticamente alla fine, la licantropia non sia mai dichiarata esplicitamente, proprio perché vi è un progressivo svelarsi, agli occhi di Orazio, dell’ossessione che tormenta Tardegardo, mediante sotterfugi o domande, ma anche questa minaccia costante di un lupo che si aggira per Recanati: tutto questo non detto immerge, interessa il lettore, portandolo a maturare di per sé l’ipotesi della natura maledetta del famoso poeta recanatese. A coronare il tutto il dipanarsi della storia velata di mistero di un taciuto antenato di casa Leopardi: Sigismondo, le cui vicende sembrano avvolte dall’oblio di una damnatio memoriae, ma che a poco a poco prendono corpo e forniscono la chiave per illuminare di chiara luce anche la storia del giovane e attuale rampollo dei Leopardi. Una storia che cattura il lettore e offre una rilettura fantasiosa, eppure sorprendentemente plausibile, della figura di Giacomo Leopardi.
Io venía pien d'angoscia a rimirarti
Recanati, 1813. In un austero palazzo nobiliare, il giovane Orazio Carlo tiene un diario nel quale riporta le parole e le azioni del fratello maggiore, Tardegardo Giacomo. Ad attirare l'attenzione del ragazzo è il comportamento misterioso di Tardegardo, che si diletta di poesia e ha tranquille abitudini da erudito, ma è anche roso da una sconvolgente irrequietezza. Nel frattempo, in paese, alcuni episodi cruenti turbano la serenità degli abitanti. Si alternano così la rivisitazione della vita e delle opere di un giovane poeta e gli elementi di un romanzo nero, come delitti efferati, coincidenze lunari e antiche vicende di sangue. Riprendendo i modi della prosa italiana dell'Ottocento, il romanzo è l'esecuzione musicale di un apocrifo leopardiano, ed è al contempo un'originale variazione sul tema del doppio.
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ely 01 ottobre 2025Un what if reso plausibile da una scrittura formidabile
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Marcus92 05 luglio 2024Delizioso!
Un giovane e inquieto Leopardi raccontato nelle pagine di diario del fratello Orazio. L'andamento della prosa - di altissimo pregio - è così delizioso che viene voglia di rallentare la lettura per non voltare l'ultima pagina. Straconsigliato, ma solo se avete una buona conoscenza di Leopardi e una minima dimestichezza con la prosa ottocentesca.
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Corrado Torielli 15 aprile 2021
All'inizio dellanlettura sorprende. Sembra impossibile andare avanti invece conquista interesse ogni pagina in più.
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