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Lettere dal carcere
Quando queste Lettere apparvero per la prima volta nel 1947, l'emozione fu intensa. Tra gli altri, Benedetto Croce affermava che «il libro appartiene anche a chi è di altro o opposto partito politico», e che «come uomo di pensiero Gramsci fu dei nostri, di quelli che nei primi decenni del secolo in Italia attesero a formarsi una mente filosofica e storica adeguata ai problemi del presente». Monumento umano e letterario, documento di un rovello intellettuale, di un'esperienza vitale per la nostra cultura, le Lettere dal carcere sono entrate a far parte della coscienza degli italiani. Perché, come ricorda Michela Murgia: «Nessun altro filosofo al mondo, eccetto Marx, ha esercitato lo stesso fascino di lingua in lingua, seducendo quattro generazioni con il suo pensiero e con la forza di una dialettica cosí tagliente da aver colonizzato il linguaggio ben oltre l'area ideologica a cui voleva dar riferimenti».
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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letygiampi 16 febbraio 2025
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Anita 22 dicembre 2024impegnativo
Un libro di storia
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alessialeonardapetruccelli 05 aprile 2024Intimo ma riflessivo
Quando apparvero per la prima volta nel 1947, 10 anni dopo la sua prematura scomparsa, l’emozione che ne scaturì fu intensa. Per esempio il filosofo Benedetto Croce in un’occasione dichiarò che “la raccolta delle lettere in un unico libro potesse appartenere anche a chi è di un altro partito o addirittura opposto partito politico e che come uomo di pensiero, Antonio Gramsci fu uno dei nostri, che durante i primi decenni del secolo scorso in Italia attese a formare una mente filosofica e storica che potesse adeguarsi ai problemi del presente”. Considerate un monumento umano e letterario, esperienza vitale per la cultura nostrana, le Lettere sono subito entrate fin da subito a far parte della coscienza degli italiani. Michela Murgia afferma che “nessun altro filosofo al mondo, oltre Karl Marx, ha esercitato un fascino simile, seducendo 4 generazioni con il proprio pensiero e con una dialettica tagliente tanto da aver colonizzato il linguaggio ben oltre alle ideologie di riferimento.” In queste 156 lettere che Gramsci scrisse tra l’autunno 1926 (per la precisione il 20 novembre) fino ad alcune con datazione incerta (potrebbero anche essere scritte prima della sua prematura morte datata 27 aprile 1937) si può vedere non solo il Gramsci politico (peculiarità che si può notare nelle lettere indirizzate ai suoi colleghi di partito) ma anche il Gramsci persona (come nelle lettere indirizzate alla sua famiglia), dove non solo lamenta le scarse condizioni di vita nelle varie carceri nel corso della sua detenzione come oppositore politico alla dittatura fascista ma anche l’aggravarsi inesorabile delle sue condizioni di salute e mentali. Ho trovato questo saggio una delle letture più interessanti di questo 2024, anche per poter approfondire e continuare a leggere altro di questo grande pensatore quale era Gramsci, oltre ad essere un vero e proprio testamento sia politico che umano.
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