Calenda sceglie di volare in alto e il suo presupposto è la tradizione repubblicana, non solo quella dell’antica Roma in cui il cittadino è tale se sente il dovere della vita pubblica con i suoi doveri verso la società ma quella di Mazzini e con Mazzini apre e chiude il suo saggio. La libertà non è il raggiungimento del benessere materiale individuale, non ha le sue radici nel materialismo e nemmeno in una continua dilatazione senza limiti delle libertà individuali anzi la pandemia Covid e la guerra ci insegnano che solo attraverso una limitazione delle proprie libertà individuali si può difendere e garantire la libertà di tutti come valore pubblico e condiviso. Integralmente laico e non credente ma rispettoso delle radici cristiane del nostro Paese, Calenda chiede che si riscopra il senso del limite perché la crisi italiana è innanzitutto etica e culturale prima che economica e sociale. Non si esce dalla crisi con la continuazione all’ infinito del consumismo , per questo vanno ridotte le disuguaglianze economiche e l’esibizione della ricchezza, innanzitutto da parte dei politici che non possono essere al servizio delle lobby o a libro paga di autocrati stranieri. Non si può volere un ambiente pulito e la libertà e nel contempo rifiutare i termovalorizzatori e i gassificatori, e le necessità della difesa militare, la politica non può essere appiattita sul presente, vissuta solo come una tecnica astuta che consente di cambiare continuamente posizione, essere ridotta a lotta sui social media e nelle Tv e deve ritornare a dire la verità agli elettori . Ai giovani non va proposta solo un’istruzione tecnica, precocemente professionalizzante e quindi precocemente superata dallo sviluppo tecnologico ma una formazione umanistica fatta di educazione civica e di educazione al bello, al gusto dell’arte, della letteratura, del teatro, del cinema , della musica. . .
La libertà che non libera. Riscoprire il valore del limite
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Un saggio per riscoprire un valore perduto, contro la deriva individualistica della nostra società.
«A partire dagli anni ottanta l'unico perno della nostra civiltà è diventato l'individuo e la sua ricerca di illimitata libertà e di crescente appagamento materiale. Il Covid-19 e la guerra in Ucraina ci obbligano a un repentino cambiamento di prospettiva. Ma i segnali di fragilità etica dell'Occidente erano già visibili da molti anni: la confusione tra desideri e diritti; la politica ridotta a mutevole stile di consumo; la cancellazione della storia e dunque dell'identità; l'assenza di moderazione in tanti campi dell'agire pubblico e privato; il rifiuto dei valori della competenza, dell'autorità e dell'educazione formale; la difficoltà ad accettare le categorie morali di obbligo, dovere e gerarchia. Si è diffusa una cultura che nega il valore del limite. Abbiamo bisogno di ristabilire dei limiti, anche per essere felici come individui.» (Carlo Calenda)
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Anno edizione:2022
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Tolli 08 maggio 2022Apprezzabile
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