Compositore. Allievo del Durante a Napoli, esordì come operista nel 1758 (Olimpia tradita) dopo essersi fatto conoscere con due intermezzi. Nel 1762 lasciò Napoli per Venezia, dove si trattenne per dieci anni. Il successo gli aperse la via dei teatri stranieri dove l'opera italiana tradizionale godeva i suoi ultimi crediti: nel 1770 fu a Monaco e Stoccarda, e dal 1772 dimorò per dieci anni a Londra. Nel 1783 si trasferì a Parigi, ove le sue qualità di melodista gli conquistarono l'appoggio della fazione italianizzante nell'ultima fase della polemica tra piccinnisti e gluckisti. Ma a poco a poco si lasciò attrarre dalle forme rigorose e austere della tragédie-lyrique e del teatro di Gluck, sia pure ammorbidite dalla vocalità italiana (Renaud, 1783, rifacimento di Armida; Dardanus, 1784). Con questa svolta S. si alienò il favore del pubblico tradizionalista senza peraltro accattivarsi le simpatie dei gluckisti. Culmine del suo nuovo indirizzo fu l'Oedipe à Colone (1786), su un libretto del Guillard (già librettista di Gluck), dai ponderosi contenuti civili e politici che diedero modo a S. di esibire al meglio la sua vena tragico-drammatica. Rappresentato dopo la morte del compositore (avvenuta in miseria), l'Oedipe ottenne uno strepitoso trionfo e per oltre cinquant'anni fu opera di cartello. Analoga fortuna postuma toccò dopo il 1788 alla sua ultima opera, Alvire et Evelina (incompiuta), su un libretto preromantico ambientato nel mondo dei druidi e dei bardi celtici. Alla sua produzione operistica (comprendente una quarantina di opere, di cui circa 25 serie e 15 buffe), bisogna aggiungere 8 oratori, varie pagine di musica sacra e alcune composizioni strumentali, fra cui 2 raccolte di sonate per clavicembalo.